“Allenati come se non avessi mai vinto. Partecipa come se non avessi mai perso” in questa frase mantra è racchiuso il fascino che la passione per lo sport esercita su coloro che amano la vita all’aperto e l’attività fisica.
Iryna Bukhanska, ucraina che da oltre venti anni vive in Italia, è espressione più esaltante delle atlete che non hanno mai svolto attività sportiva a livello professionistico, ma dello sport ne hanno fatto un valore fondamentale della loro esistenza.
Sin da bambina ha praticato diversi sport, poi dieci anni fa ha scoperto il ciclismo. Un avvicinamento “forzato” al ciclismo, che poi è diventato la principale passione sportiva svolta con proficuo e passione.
“Dieci anni fa, mio marito Marco Villa, soltanto omonimo dell’ex professionista, ha deciso di passare dalle due ruote motorizzate alla bicicletta e tesserarsi con un team. Per essere più costante negli allenamenti si abbona ad un circuito. Ma, per motivi di salute non gli viene sospeso il tesseramento per dodici mesi e per non perdere l’iscrizione al circuito ha deciso di acquistarmi una bicicletta da corsa. Non ero molto convinta di svolgere questo tipo di attività, che sino a quel momento non mi aveva conquistato. La prima uscita è stata disastrosa, mi sono trovata a terra fuori dal cancello – sorride Iryna – però non potevo perdere la mission che mi era stata assegnata e ho continuato ad allenarmi sia in pista che lungo le strade della Brianza. Oggi vivo praticamente in simbiosi con questo straordinario mezzo meccanico”.
Recentemente Iryna Bukhanska che veste i colori della Buracia Team Milano, ha partecipato alle due prove iridate dell’UCI Gran Fondo World Championships di Poznan.
“Lo scorso anno alla Tre Valli Varesine ho acquisito il diritto a partecipare alle due prove iridate di Poznan, la cronometro individuale e la gara su strada. Per quel che riguarda la gara contro il tempo – continua Iryna – sapevo che avrei sofferto. Prima del mondiale in un incidente, mentre stavo tornando a casa in bicicletta, ho riportato la rottura della clavicola. Non ho mai smesso di pedalare, ma nei quattro mesi precedenti al mondiale non ho potuto utilizzare la bicicletta da cronometro. Ho partecipato e vinto tre ultracycling, tra cui la D+Ultracycling Dolomitica Team 2, in coppia con Giovanni Colò, 675 chilometri, 16 passi 16.000 metri di dislivello, oltre ai campionati nazionali che gli eventi assegnavano. Tornando alla cronometro di Poznan, sono partita bene, ma alla distanza mi è mancata la resistenza e il ritmo. Ho chiuso al tredicesimo posto. Peccato chiaramente puntavo al successo iridato, ma l’infortunio subito ha condizionato la gara”.
• A condizionare la gara iridata su strada è stata invece la sfortuna?
“Sfortuna? Non la definirei proprio così. Durante la gara ci sono state due cadute e io fortunatamente sono riuscita ad evitarle. A due chilometri dal traguardo mentre ci si preparava alla volata ho sfiorato il marciapiede e scaricando l’adrenalina attraverso un urlo disumano sono riuscita a rimanere in sella. Mi sono portata in testa al gruppo e a poche decine di metri dal traguardo ero addirittura al comando. Sono stata raggiunta da altre tre cicliste e una di loro si è spostata improvvisamente davanti a me. Ho perso il ritmo della pedalata proprio nel momento in cui è stata lanciata la volata finale. Mi sono dovuta accontentare della medaglia di legno.
Non nascondo che la vera delusione è stato questo quarto posto. A poche decine di metri dal traguardo ero lì, in testa. Vedevo l’arrivo e sognavo la medaglia d’oro. Poi la sbandata della mia avversaria e quel sogno che svanisce. Temevo l’avvio frenetico della gara invece è stato semplice controllare la prova. Il resto è storia già narrata”.
Svanito il sogno iridato, soltanto per questo anno, Iryna Bukhanska è pronta a conquistare la qualificazione per la prossima edizione, anche se il percorso canadese sarà ben più selettivo di quello polacco.