Granfondo

Granfondo Squali: “Un paesaggio da acquerello”. Parola di Filippo Grandicelli

CATTOLICA (RN) – Pensate se la Granfondo Squali vivesse non tre giorni, ma trecentosessantacinque giorni all’anno. Come? Tracciando un percorso da proporre a ciclisti e cicloturisti ogni volta che desiderano scoprire il fantastico territorio incastonato tra Marche e Romagna. Magari ammirando, ogni volta, un paesaggio diverso, “perché il tracciato della #Squali muta di colore a seconda della stagione. Pensiamo al riverbero del verde di aprile e maggio, al giallo ocra dell’estate, alle diverse tonalità di marrone dell’autunno”. Ad offrire questo spunto è Filippo Grandicelli,bike guide dell’Hotel Belvedere di Riccione, e titolare del brand #BikePointSos, la rete di punti sosta e ristoro che, in soli tre anni, ha già raggiunto un centinaio di strutture convenzionate, tra bar, ristoranti, b&b e hotel.

Filippo, la #Squali può crescere ancora? “Certamente. Anzi, deve crescere ancora! E tutto mi fa ben sperare, perché lo staff ragiona in grande ed il nostro territorio è ancora tutto da scoprire”.

Spiegaci meglio: “Nei nostri hotel, da Cesenatico a Senigallia, abbiamo tra i cicloturisti circa il 90% di stranieri. In particolare inglesi, norvegesi, olandesi, canadesi. Domandiamoci quanto questo splendido puzzle di paesaggi e borghi tra Marche e Romagna sia ancora davvero conosciuto all’estero. Nei fatti: poco, anche se lo sforzo promozionale, a tutti i livelli, è massimo già da qualche anno. La #Squali è già un ottimo veicolo promozionale, e nei prossimi anni lo diventerà ancora di più”.

Quindi organizzare granfondo significa anche fare incoming? “Rappresenta il miglior modo per far venire gente nei nostri hotel, scoprendo le opportunità della riviera e le bellezze dell’entroterra. Peraltro all’estero la bicicletta è concepita principalmente come mezzo cicloturistico: c’è meno culto dell’agonismo rispetto all’Italia e, in generale, all’Europa. Quindi un tracciato come quello della #Squali, bello ma non impossibile, funge da calamita per chi vuole provare la gamba in una granfondo europea”.

Raccontaci un aneddoto: “Due anni fa ho partecipato alla #Squali con una coppia canadese: avranno avuto sì e no trecento chilometri nelle gambe, perché là l’inverno è davvero lungo e rigido. Abbiamo optato per il percorso corto, impiegandoci circa cinque ore e mezza, assaggiando tutti i ristori, facendo un’infinità di selfie. Siamo arrivati ultimissimi del corto, ma anche ultimi del lungo. È stato uno spasso, e per questa coppia una grande soddisfazione personale”.

Non smettere di raccontare… “L’anno scorso sono arrivati in hotel un gruppo di australiani. Avevano sentito parlare del Cippo di Carpegna come del luogo preferito da Marco Pantani per testare la gamba prima del Giro e del Tour. Ebbene, in sette giorni sono saliti a Carpegna sette volte, ed un giorno l’hanno scalato tre volte consecutive. Vi rendete conto quali potenzialità ha il nostro territorio agli occhi di un appassionato di ciclismo?”.

Come fai, idealmente, a programmare una settimana cicloturistica? “Innanzitutto mi pongo l’obiettivo di far conoscere ai turisti il maggior numero di posti possibile, spaziando tra Marche e Romagna. Il primo giorno gli faccio provare le bici sui tornanti della Panoramica San Bartolo. Poi San Marino, con la splendida veduta che si gode dalla cima del Titano. Poi San Leo, con una puntata alla rocca di Cagliostro. Il quarto giorno, sono gli stessi turisti a chiedermi di salire sul Carpegna, provando a scalare il Cippo. Il giorno seguente optiamo per Urbino, oppure carichiamo le bici sul treno e andiamo a Recanati e Loreto. Infine, al termine della settimana di vacanza, una puntata sulle colline ondulate di Corinaldo, arrivando in treno fino a Senigallia, può davvero essere ideale”.

Per i ciclisti evoluti cosa consigli? “Le nostre colline, caratterizzate da strappi brevi ma talvolta arcigni, consentono di testare la gamba in vista delle granfondo. Si possono confezionare ottimi allenamenti, che con l’arrivo della stagione primaverile non hanno nulla da invidiare alle mete esotiche che alcune squadre professionistiche scelgono per il periodo di preparazione”.

Per i più tranquilli, la sosta caffé è d’obbligo: “Fortunatamente il ciclismo, negli ultimi anni, si è sempre più indirizzato verso una mentalità più slow, capace di assaporare il momento. La rete dei “BikePointSos nasce proprio per questo: unire il piacere di una sosta al gusto di un caffé o cappuccino con pasta, con la possibilità di trovare nel punto di sosta anche una camera d’aria, una pompa, una brugola per intervenire in caso di guasto meccanico”.

Un vero toccasana per i ciclisti. Chiudiamo con una proposta: “Sarebbe importante chiedere alle Amministrazioni locali di tracciare i percorsi di maggiore richiamo. Basterebbe, in fase iniziale, dotare di un sistema di cartellonistica strade come la Panoramica, oppure il Monte Altavelio ma anche le diverse salite che portano ad esempio a Mondaino. Diventerebbero dei punti dove i nostri turisti, ma anche i ciclisti locali, transiterebbero in ogni uscita, con un effetto notevole sull’indotto cicloturistico”. Quante idee! Adesso, di nuovo tutti al lavoro!

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