Gianantonio Crisafulli è responsabile del Settore Amatoriale esattamente da un anno, ovvero da quanto il nuovo Consiglio Federale, a gennaio dello scorso anno, gli affidò l’incarico di gestire uno dei settori strategici della Federazione, sia per i numeri che per le valenze culturali ad esso associate. E’ bene ricordare, infatti, che rientra nella mission di una Federazione sportiva anche la promozione sportiva e non solo l’organizzazione dell’attività agonistica.
Al termine di questo primo anno di attività, ed anche sulla scia delle recenti polemiche legate all’istituzione della bike card, Crisafulli illustra quanto realizzato finora e le direttrici del lavoro futuro.
“Anche il 2017 si è chiuso con un aumento dei tesserati di circa 600 unità. Quando ho assunto l’incarico ho trovato sul tavolo due priorità: rinnovo convenzione con gli Enti e la definizione di una serie di Campionati italiani. Una volta risolti questi aspetti “urgenti”, abbiamo cominciato a operare con l’obiettivo di rendere sempre più facile e accessibile l’attività.
In quest’ottica sono stati modificati i criteri per la partecipazione degli ex agonisti alle attività amatoriali, rivedendo la norma e introducendo il criterio del merito sportivo oltre a quello degli anni di attività. Semplificando e introducendo un concetto di buon senso, pertanto, è stato dimezzato il periodo di sosta per quegli atleti che durante la loro permanenza in categoria abbiano realizzato meno di 20 punti.
Abbiamo armonizzato e semplificato le Norme attuative per quanto riguarda l’attività cicloturistica e quella ciclosportiva. Inoltre, venendo incontro alla richiesta della base, le manifestazioni cicloturistiche sono state portate ad un chilometraggio massimo di 70 km + 10%.
Il Settore Amatoriale ha inoltre promosso le norme relativamente al doping meccanico, valide ora non solo per il settore amatoriale ma anche per il settore agonistico. Prima non erano previste sanzioni adeguate se non quella dell’esclusione dalle gare e dall’ordine di arrivo per coloro che utilizzavano “biciclette non conformi”. Con le nuove disposizioni, invece, questo tipo di infrazione è punibile dai 12 ai 60 mesi di squalifica oltre a pesanti sanzioni economiche variabili a seconda della gravità e della responsabilità.
Sempre nella logica di aumentare e facilitare la pratica delle attività amatoriali in tutte le sue componenti, nel 2017 il Settore ha implementato il regolamento dell’attività fixed. Regolamento realizzato quattro anni fa grazie alla volontà e determinazione del Vicepresidente vicario Daniela Isetti. La nuova stesura è stata ampliata forte dell’esperienza di Bassi e Biganzoli, componenti di una commissione apposita. Il regolamento (approvato nell’ultimo Consiglio Federale) è tra i più completi a livello europeo e lo proporremo anche in sede UEC. Tra le maggiori novità l’istituzione di nuove categorie e la creazione di un Campionato Italiano a squadre su più prove.
A chi ci accusa di voler far cassa con il Settore amatoriale, oltre a quanto già indicato nel chiarimento realizzato qualche giorno fa riguardo i numeri di coloro che saranno interessati alla bikecard (qui), aggiungo che abbiamo lasciati invariati i costi delle tasse gara, anzi abbiamo ridotto la tassa, in modo sostanziale (circa il 33%), per il Campionato Italiano della Montagna e della Pista.
Non abbiamo certo intenzione di fermarci. Per il 2018 è in programma un incontro con gli organizzatori delle maggiori gran fondo per capire quali problematiche affrontano nella loro attività e come risolverle. Stiamo lavorando anche per creare sempre maggiori sinergie tra il mondo amatoriale e quello agonistico per favorire la crescita e lo sviluppo dell’attività giovanile. Stiamo realizzando, inoltre, del materiale informativo che riporti tutte le norme che regolano l’attività di organizzazione delle manifestazioni ciclistiche amatoriali. Norme, per capirci, dettate da Stato ed Enti locali e che tutti gli organizzatori dovrebbero rispettare, per garantire gli adeguati standard di sicurezza previsti dal legislatore. Sarà nostra cura distribuire questo materiale informativo agli Enti e agli organizzatori, sperando che possa godere di una distribuzione capillare su tutto il territorio nazionale, perché è in gioco la sicurezza e la salute di chi pratica questo sport.
Proprio l’aspetto della sicurezza, della salute e delle norme ci porta alle questioni legate alla Bike Card. Prima di tutto vale la pena ricordare che non si tratta di una tassa, come erroneamente e demagogicamente è stata descritta. Si tratta di un card richiesta solo ai NON TESSERATI FCI, ACSI e UISP che vogliano gareggiare in manifestazioni organizzate da questi tre Enti. Non c’è nessun obbligo a partecipare alle nostre manifestazioni; si può tranquillamente svolgere la propria attività senza acquistare la bike card. Del resto se qualcuno ha sentito la necessità di tesserarsi per uno specifico ente perché, come scritto da qualche parte, “più vicino alla propria cultura o credo..” è giusto che faccia attività amatoriale con quello. Se, però, vuole correre in manifestazioni della FCI (o di UISP e ACSI), dove la SALUTE e la SICUREZZA sono al primo posto, dove le regole previste dal legislatore vengo applicate, allora deve acquistare la bike card. Del resto nessuno si sognerebbe di definire “tassa” una quota di iscrizione che si paga in occasione della partecipazione ad una gara. Definirla “tassa” e indurre il pubblico a credere che ognuno debba pagarla per il solo fatto che va in bicicletta o che pratica ciclismo amatoriale credo che sia stato un pessimo servizio di informazione.
La vera essenza della bike card è un’altra. Si tratta di un messaggio/provocazione inviato a tutti gli Enti. La sicurezza in gara e la tutela della salute degli amatori sono beni preziosi e da salvaguardare, come diverse leggi dello Stato, giustamente, impongono. Non rispettare questi obblighi non rende un buon servizio alla pratica e alla diffusione dello sport. Per questo motivo, in questi anni, si è cercato di regolamentare la reciprocità con una serie di convenzioni che alla fine, però, non sono mai state rispettate da tutti. Essere d’accordo sulla carta, ma poi comportarsi in modo differente è un atteggiamento che non possiamo più tollerare.
Per questo abbiamo deciso di procedere con un accordo ristretto solo con gli Enti che si impegnano a fare rispettare, nelle proprie organizzazioni e nelle loro attività di tesseramento, tutte le disposizioni previste dalla legge. Imporre questa card è stata una necessità a tutela prima di tutto dell’attività delle nostre società organizzatrici e dei nostri tesserati, poi della qualità complessiva dell’attività amatoriale.
Inoltre vorrei sottoporre una riflessione, direi di carattere psicologico. Per partecipare ad alcune granfondo viene richiesto l’esborso di cifre multiple dell’importo della bike card, l’unica lamentela che si legge sui social è quella scritta da coloro che non sono riusciti ad iscriversi per via del numero chiuso. L’attività amatoriale è passione. E quando c’è di mezzo la passione difficilmente i soldi sono un deterrente. Sarà per questo che ogni amatore, di qualsiasi sport, investe tempo e denaro per il cambiare il proprio mezzo, per acquistare il miglior abbigliamento, per partecipare alle manifestazioni che ama, per essere sempre informato e consapevole sulla propria “disciplina”.
Questa vicenda mi ricorda quando la Federazione obbligò i ciclosportivi a controlli medici più completi per partecipare alle nostre attività, vi fu un generale sollevamento di scudi. La critica ancora una volta era sul maggiore esborso, circa venti euro, richiesti per ottenere il certificato. Per la Federazione si trattava di una battaglia di civiltà e rispetto delle disposizioni vigenti, per tutelare la salute degli atleti. Quella “levata di scudi” è pian piano rientrata, perché ci si è resi conto che è inutile rischiare. E’ passato il concetto di tutela della salute e in pochi anni abbiamo elevato gli standard complessivi.
Adesso la “battaglia” riguarda la sicurezza durante le manifestazioni. La Bikecard ricorda a tutti gli Enti poco attenti che non siamo più disposti a chiudere un occhio. Speculare su pochi euro per fare cassa in una corsa al ribasso dei costi a scapito della sicurezza e della qualità delle manifestazioni è una pratica che, come Federazione, non accettiamo più. La nostra funzione e il nostro ruolo ce lo impongono.
Concludo, infine, ricordando che gli introiti derivanti dalle Bike Card saranno interamente reinvestiti per la creazione di una serie di servizi a disposizione del mondo amatoriale: gestione unica della giustizia sportiva; creazione e gestione di un database dell’elenco degli atleti autorizzati allo svolgimento delle manifestazioni che sarà messo a disposizione degli enti e degli organizzatori per semplificare il lavoro di segreteria in occasione dello svolgimento delle manifestazioni; creazione e gestione di un elenco degli atleti inibiti a partecipare alle manifestazioni perché non etici; creazione e gestione dell’elenco degli atleti ex agonisti. Confermo che gli eventuali residue saranno poi reinvestiti sul settore giovanile agonistico”.
Credit photo e testo del comunicato: sito della Federazione Ciclistica Italiana