Una volta, il Giro di Romandia era il trampolino verso il Giro d’Italia, la sede della prova generale. Nel “nuovo” ciclismo, le gare a tappe in prossimità dei grandi giri non sono più interpretate in tale maniera, si preferisce concentrare le ultime settimane nella preparazione, così si arriva alla corsa rosa con le carte abbastanza coperte, facendo riferimento soprattutto alle classiche del nord che hanno comunque uno sviluppo tecnico abbastanza diverso e lasciano pochi spunti per capire che Giro sarà.
La gara svizzera è stata comunque molto interessante e ha confermato innanzitutto il grande stato di forma di Alexander Vlasov, il russo che, per la sua appartenenza alla Bora Hansgrohe, è uno dei pochi del suo Paese a poter ancora gareggiare a dispetto del veto imposto dall’Uci che di fatto ha interrotto l’attività anche alla Gazprom, impedendo così di lavorare anche a corridori italiani. Vlasov, che già aveva fatto molto bene nelle gare valloni (terzo alla Freccia) ha sfruttato appieno la crono finale che è stata clamorosamente fatale all’australiano Rohan Dennis (Jumbo Visma), uno specialista assoluto che aveva difeso la sua maglia in salita ma è venuto meno sul suo terreno preferito. Va bene che si trattava di una cronoscalata, ma era difficile pensare che avrebbe ceduto così nettamente. Molto bene invece se l’è cavata Damiano Caruso (Bahrain Victorious), 4° contro il tempo e 6° nella generale. E’ davvero un peccato che non sarà al Giro perché aveva tutte le carte in regola per lottare per la rosa, dopo il secondo posto dello scorso anno.
Vlasov ha preceduto in classifica il padrone di casa Gino Mader (Bahrain Victorious) di 50” e il tedesco Simon Geschke (Cofidis) di 55”. Se la prova elvetica non ha dato indicazioni per il Giro, diverso il discorso per la Vuelta a Asturias, piccola corsa a tappe spagnola da dove emergono innanzitutto Ramiro Sosa, che si è aggiudicato la corsa confermando i recenti progressi e candidandosi a essere uomo di classifica nella Movistar gestita in corsa dall’intramontabile Valverde, ma attenzione anche a Lorenzo Fortunato (Eolo Kometa), secondo in classifica a 15” e che si presenta al Giro con molte ambizioni dopo l’exploit sullo Zoncolan dello scorso anno. L’emiliano ha preparato la corsa con puntiglio, senza farsi troppo vedere. In Spagna però ha dimostrato che la forma è quella giusta.
In Germania intanto è tornata la più importante classica nazionale, il GP di Francoforte che aveva rifiutato di andare in scena nei due anni del Covid. E’ una delle poche corse d’un giorno realmente alla portata degli sprinter e il volatone finale ha premiato l’irlandese Sam Bennett, al suo primo successo in maglia Bora Hansgrohe dopo l’addio alla Deceuninck Quick Step. Bennett, che ha preceduto Gaviria (Uae Team Emirates) e Kristoff (Intermarché Wanty Gobert) è già proiettato sul Tour, dove vuole sfidare Jakobsen che ha preso il suo posto.
Credit testo: CicloZeman
Credit photo: Cyclingnews