Di CicloZeman – Il verdetto finale non arriva e neanche era lecito attenderselo, anzi forse la tappa di Peyragudes apre ancor di più il ventaglio delle soluzioni finali del Tour de France. La sfida per la maglia gialla ormai è racchiusa fra Vingegaard e Pogacar, visto che Geraint Thomas ha dovuto lasciar andare i due rivali accumulando altro ritardo in classifica, forse troppo per sperare nel ribaltone nella cronometro di sabato. Lo sloveno, vincendo la sfida a due, guadagna qualche secondo e mette da parte la terza frazione, ma è il danese a aver più motivi per sorridere.
I motivi sono diversi: una tappa in meno verso l’arrivo con due minuti abbondanti da gestire; il fatto che lo sloveno non ne ha abbastanza per riuscire a staccarlo e quindi è tutto nelle sue gambe, ossia deve evitare una cotta, un errore come quello commesso da Pogacar al Col du Granon. Mettiamoci anche la forza della squadra: lo sloveno ha perso un pezzo importante come Rafal Majka, ora ha soli 4 compagni, McNulty è stato commovente ed eccezionale nella prima tappa pirenaica ma appare difficile che riesca a tenere quei ritmi, mentre Vingegaard ha dalla sua la superiorità numerica e anche una copertura notevole, con un Van Aert apparso in smaglianti condizioni come suo luogotenente.
La sfida fra i due, dopo la solita fuga di giornata, si è sviluppata già sulla penultima salita dove McNulty ha fatto un gran ritmo. Si sono staccati tutti tranne proprio colui che “doveva” essere staccato, ossia Vingegaard. Sul durissimo rettilineo d’arrivo Pogacar è partito per primo senza spingere troppo, costringendo il danese ad attaccarlo per poi saltarlo e andare a vincere. Ma rischia di essere una vittoria di pirro considerando i soli 4” guadagnati.
Allo sloveno resta solo la tappa di domani per ricucire il distacco. Si va da Lourdes ad Hautacam attraverso 143,2 km. Tante le salite, ma l’Aubisque appare troppo lontano come anche il Soulor. L’Hautacam con le sue pendenze può far male, ma il Vingegaard apparso fino a oggi non sembra particolarmente attaccabile, a meno che Pogacar non tenti la soluzione da più lontano partendo dal Col de Spandelles (10,3 km all’8,3% di pendenza), ma avrebbe bisogno di maggiore supporto. Indubbiamente avrebbe comunque bisogno di ridurre i 138 secondi che lo separano dal danese, troppi per sperare di ripetere il “sabato magico” vissuto contro il tempo nel Tour 2020 contro Roglic.
Intanto dietro la lotta per il podio si infiamma: Thomas è a 4’56”, ma Quintana e Gaudu, a 7’53” e 7’57” possono metterlo alle corde dopo il cedimento odierno. Chissà che non possano essere proprio loro i giusti alleati per lo sloveno…