Di CicloZeman – Un weekend come quello appena vissuto resterà a lungo nella memoria, con una serie incredibile di eventi che si sono susseguiti uno dopo l’altro. Si è cominciato con il Lombardia, ultima delle classiche Monumento dove si è rivisto il Pogacar che eravamo abituati a conoscere fino allo scorso anno, capace di mettere in crisi gli avversari con i suoi scatti. Una sfida testa a testa fra i big che lo sloveno della Uae ha fatto sua facendo tesoro della esperienza accumulata giorni prima al Giro dell’Emilia. Anche allora si era trovato a giocarsi la vittoria con Mas, lasciando però troppo spazio allo spagnolo della Movistar fino allo scatto che lo aveva mandato in crisi. Verso Cittiglio lo sloveno ha invece tenuto a bada il rivale battendolo allo sprint, con Landa terzo a 10”. Il Lombardia è stato anche il saluto alla carovana di Valverde, ancora capace di un 6° posto a 1’24” che desta meraviglie e di Nibali, 24° a 2’17” ma protagonista per tutta la gara. Due campioni che hanno scritto la storia dell’ultimo decennio e oltre: il problema è che mentre dietro Valverde è cresciuta una grande generazione di corridori spagnoli, Nibali lascia un ciclismo italiano in stato quasi disastroso.
A restituire il sorriso ai colori azzurri ha pensato ancora una volta Filippo Ganna, che poche ore dopo a Grenchen (SUI) si è appropriato del primato dell’Ora con un roboante 56,792 kmh battendo il precedente record di oltre un km e soprattutto superando anche i risultati non legittimati come quello di Boardman. Un’impresa nella quale c’è tanto a livello tecnico, considerando la nuova “Bolide F HR 3D” di Pinarello addirittura ispirata al movimento delle megattere, ma anche tanto del campione piemontese, che ha risposto da par suo alle critiche dopo la giornataccia dei Mondiali a cronometro e ora si proietta con nuove prospettive verso i Mondiali su pista di questa settimana, rinvigorendo il quartetto chiamato a confermarsi sul trono iridato.
Domenica grande spettacolo al primo Mondiale gravel in Veneto, la nuova specialità fuoristrada che, se in campo femminile ha visto protagoniste le biker, fra gli uomini è stata un discorso privato fra stradisti, con il belga Gianni Vermeersch e l’anziano trentino Daniel Oss che hanno fatto saltare il banco con una fuga monstre che ha mandato in tilt i grandi protagonisti. La sfida a due l’ha risolta il belga, che sappiamo essere grande specialista del ciclocross e spesso primattore della Roubaix, a 5 km dal traguardo, andando a vincere con Oss a 44” (un giusto premio alla sua lunga carriera di gregario) e 1’29” su Mathieu Van Der Poel che andava ad aggiudicarsi la volata per il bronzo su Van Avermaet. L’unica pecca è stata che i primi tre hanno corso con bici da strada riadattate, ma parliamo di una specialità appena nata e che va regolamentata nel corso del tempo anche sulla base di queste esperienze, trovando una propria via evolutiva.