Come spesso succede, fra i due litiganti è il terzo a godere e così è stato anche alla Milano-Sanremo. Due erano i grandi favoriti della sfida, Tadej Pogacar e Wout Van Aert e la vittoria di uno dei due avrebbe significato un diverso schema tattico portato a termine. Il belga aveva il vantaggio, data la sua velocità, di poter correre di rimessa. Lo sloveno da parte sua aveva promesso di rendere dura la corsa e l’ha fatto, imponendo con la sua squadra (encomiabili soprattutto Polanc e Formolo) un ritmo folle sulla Cipressa portando a giocarsi la gara sul Poggio ad appena una ventina di uomini.
Sull’erta ormai famosissima, Pogacar ha provato per ben quattro volte a scrollarsi di dosso il rivale, con l’unico risultato di far registrare i tempi migliori nella scalata, ma la selezione è stata lenta e non decisiva, ma ha permesso a un altro sloveno, Matej Mohoric, di proiettarsi sulla discesa come un razzo, scavando un solco fra sé e gli avversari divenuto incolmabile. Raramente si è vista la Sanremo decidersi in discesa, anche se a ben ricordare anche Nibali fece lì la vera differenza: il portacolori della Bahrain Victorious è stato estremamente coraggioso, forse non un modello di stile come spesso lo abbiamo visto essere, un paio di volte ha davvero sfiorato la rovinosa caduta, ma alla fine l’ha avuta vinta per 2”, vedendo premiati i suoi sforzi.
La Classicissima ha regalato molti verdetti: Pogacar, alla fine quinto, anche nella sconfitta ha dimostrato di essere il vero faro della corsa come raramente si era visto dall’addio di Eddy Merckx. E’ vero che i paragoni fra epoche diverse sono improponibili, ma quel che è certo è che a soli 25 anni il campione dell’Uae Team Emirates sta cambiando la percezione stessa del ciclismo, con gli avversari che o partono già battuti e si arrendono al suo primo scatto (vedi Strade Bianche e Tirreno-Adriatico) o gli danno battaglia tutti insieme in un’alleanza quasi inconscia. Un’altra cosa che colpisce è la forza del movimento sloveno, ben 4 nei primi 17, qualcosa di clamoroso considerando gli esigui numeri di praticanti a disposizione dei nostri dirimpettai.
La Sanremo ha avuto anche un altro campione protagonista: Mathieu Van Der Poel finora non si era mai visto, l’ultima sua apparizione risaliva allo scorso dicembre quando aveva dovuto abbandonare in fretta e furia la stagione del ciclocross per i forti dolori alla schiena frutto della caduta olimpica in Mtb. Quando ha annunciato l’esordio alla Classicissima, molti pensavano a una presenza puramente formale, invece l’olandese è stato straordinario sul Poggio, rispondendo in prima persona allo scatenato Pogacar e avendo ancora le forze per cogliere un terzo posto alla fine preziosissimo. Questa gara si attaglia alle sue caratteristiche e l’età è dalla sua parte.
Italiani? Quasi inesistenti, ma non per colpa loro. Nei giorni precedenti la corsa è stato un susseguirsi di defezioni illustri, per problemi di salute o incidenti hanno dato forfait Trentin, Colbrelli, Bettiol era al rientro, lo stesso Ganna (l’uomo obiettivamente più atteso) è stato colpito dalla febbre che lo ha debilitato e infatti sulla Cipressa ha ceduto. Vanno sottolineate le prove di Vincenzo Albanese (Eolo Kometa) il migliore con il suo 11° posto e Damiano Caruso, preziosissimo sul Poggio per lanciare Mohoric verso l’agognata meta. Visto come sono andate le cose, questa volta il dito accusatore contro il ciclismo tricolore sarebbe immeritato.
A cura di Ciclozeman