Pratovecchio (Arezzo) – Ci sono luoghi che sono come dei libri: ci entri dentro passando dallo spirito della parola. Ci sono dei ciclisti che sono come dei libri: li conosci passando dalla loro passione. Marco Morrone, trentenne aretino di Pratovecchio, è uno di questi. La sua passione per il ciclismo nasce nei tracciati di MTB frequentati per seguire le gesta di suo fratello Francesco. Suo nonno Giuseppe capisce che nonostante la minore età, dodici anni, anche Marco potrebbe condividere la passione per il ciclismo e gli regala la sua prima bicicletta.
Per i primi sei anni veste i colori della società del suo paese, la GC Avis Pratovecchio e svolge attività nella MTB, mentre a diciotto anni si dedica anche all’attività su strada che intensifica con il trasferimento a Firenze per partecipare ai corsi universitari.
La semplice passione lascia ben presto spazio alla voglia di confrontarsi con gli altri e iniziare a conquistare i primi successi. Nella stagione 2012 veste i colori della Team Olimpia Bolis in cui trova Luigi Salimbeni. La formazione toscana è tra le protagoniste assolute del panorama granfondistico e anche Morrone non tarda ad emergere, aggiudicandosi la Medio Fondo della prima edizione Granfondo La Magnifica davanti a Fabio Laghi (Team Mg K Vis) e al suo compagno di squadra Luigi Salimbeni.
Due anni più tardi il passaggio alla Cannondale Gobbi FSA, il sodalizio diretto da Marco Silvagni e Maurizio Giardini. Decide di provare i percorsi lunghi e conquista il successo nella Granfondo Rock Racing, il terzo posto alla Selle Italia e numerosi altri piazzamenti.
Quest’anno ha centrato il successo nella Granfondo Firenze De Rosa, il secondo posto nella Granfondo del Capitano Wild Edition e la Granfondo Milano, il “bronzo” alla Granfondo Liotto, Granfondo Chianciano Terme, Granfondo Why Sport e Tre Valli Varesine, oltre al quinto posto alla Sportful.
- Marco Morrone qual è stato il suo più bel successo conquistato nelle Granfondo?
“La vittoria di quest’anno alla Granfondo Firenze De Rosa – afferma Morrone – in più occasioni ho conquistato un piazzamento nelle cinque posizioni, sono salito due volte sul podio e finalmente quest’anno ho iscritto il mio nome nell’albo d’oro. Firenze è la città in cui ho studiato architettura, seguendo le orme di mio padre, e ho abitato per diversi anni. Per me è come pedalare sulle strade di casa”.
- Sei anni di attività tra gli amatori e la partecipazione a molti eventi del calendario nazionale e internazionale. Quali sono i luoghi o le salite che le sono piaciuti in particolar modo?
“L’Italia è un paese straordinario e ognuno degli eventi a cui ho partecipato riesce a proporre luoghi caratteristici del territorio. Ricordo la salita del Colle delle Finestre che conduce a Sestriere. Una salita con fondo in sterrato resa celebre dall’impresa di Froome che ha dominato l’ultimo Giro d’Italia ed è stata riproposta dalla Granfondo Sestriere Colle delle Finestre. Si pedala in un contesto particolare capace di regalarti emozioni uniche. Il Colle del Tourmalet, passo dei Pirenei centrali francesi che ogni anno ospita una tappa o il passaggio del Tour de France. Tornando in Italia, in Trentino, il Passo Manghen. Una salita impegnativa inserita in un fantastico contesto naturale montano. E per chiudere la salita di Caiano, posta in prossimità del Passo della Consuma, in una posizione panoramica con veduta sull’intera valle del Casentino e sui Monti del Falterona e de La Verna. Mi alleno spesso lungo questa salita che dista soltanto pochi chilometri da casa mia”
- Che cosa è per lei il ciclismo amatoriale?
“Passione, divertimento, competizione. Credo di aver riassunto in tre parole che cosa significa per me svolgere attività amatoriale. Passione perché il ciclismo è un’attività sportiva cresciuta moltissimo in questi ultimi anni. Crescendo il livello tecnico degli avversari, ciclisti che come me vogliono essere tra i protagonisti devono allenarsi con una certa continuità ed intensità per emergere la domenica. Ed è la passione che ti spinge ad allenarti durante la pausa pranzo o nel pomeriggio terminato il lavoro. Io ho la fortuna di lavorare nello studio di architettura di mio padre e la possibilità di gestirmi gli orari, ma penso anche a quanti magari lavorano in fabbrica e si devono allenare la sera. Il divertimento perché svolgi lo sport che ti piace e lo condividi con persone che poi diventano amiche. La competizione. Tutti coloro che attaccano un numero sognano di vincere credo sia normale”.
- Quali sono i programmi per la sua stagione 2019?
“Intanto nella prossima stagione continuerò a militare nella formazione di Marco Silvagni. Voglio ringraziare Marco perché in questi anni non ci ha mai fatto mancare nulla e se sono rimasto per diversi anni in questo team è soprattutto merito suo. Tornando ai programmi, mi piacerebbe far bene alla Strade Bianche, anche se quest’anno cercherò di entrare in forma più tardi, per essere protagonista o quantomeno tentare a gare come la Nove Colli, Granfondo del Capitano, Maratona delle Dolomiti e a tutte quelle gare in cui riesco a far prevalere le mie doti. Sono un ciclista che si esprime bene in salite non lunghe, anche se impegnative e ho un ottimo spunto veloce”.
Un “libro” molto avvincente quello che narra la storia di Marco Morrone attraverso la sua passione per il ciclismo. E molti altri capitoli restano ancora da scrivere