E’ stata, quella appena passata, la grande settimana della Ineos Grenadiers. La formazione britannica aveva un grosso credito con la fortuna, dopo le terribili disavventure capitate a Egan Bernal (che per la cronaca è tornato in bici, anche se continua a camminare con fatica e punta a riprendere le gare entro fine anno) che hanno stravolto gli equilibri della squadra. In un weekend, sono arrivate ben due vittorie nel WorldTour che rimettono un po’ le cose a posto.
E’ chiaro che quella di maggior peso specifico è la vittoria di Michal Kwiatkowski all’Amstel Gold Race. Un successo, quello del polacco, che chiude la bocca a chi lo considerava ormai finito. Kwiatkowski, considerato uno dei “mammasantissima” del movimento, aveva già vinto sulle strade olandesi nel 2015 e sa bene come interpretare le classiche del Nord. Sul Cauberg, quando la corsa si è decisa dopo un andamento quasi scontato in attesa del momento decisivo, Kwiatkowski ha preso il largo seguendo il francese Cosnefroy, tra i più in forma del momento vista la sua seconda piazza nel Circuit de la Sarthe e nella fuga finale ha giocato un po’ al gatto col topo, facendosi forte del fatto che dietro c’era Tom Pidcock a caccia del bis. Cosnefroy si è così sobbarcato il peso dell’attacco, ma nel finale non sembrava affaticato, tanto che lo sprint è stato incertissimo e risolto solo al fotofinish dopo il transalpino era certo di avercela fatta.
Se la vittoria di Kwiatkowski lo rilancia e ne fa un possibile protagonista della Parigi-Roubaix di domenica prossima, quella di Daniel Martinez al Giro dei Paesi Baschi può avere un peso enorme nel ritrovare gli equilibri nelle corse a tappe, che restano per la Ineos il principale teatro di gara. Il 25enne colombiano è stato bravissimo a interpretare una corsa che sembrava bloccata dalla sfida fra Remco Evenepoel (Quick-Step Alpha Vinyl) e Primoz Roglic (Jumbo Visma) che però nelle tappe finali ha ceduto le redini della squadra al giovane Jonas Vingegaard. Evenepoel aveva fatto tutto per bene, sembrava pronto per la vittoria, ma nella frazione finale non ha saputo resistere all’offensiva lanciata da Martinez, dagli spagnoli Soler (Uae Team Emirates) e Ion Izagirre (Cofidis) e dal russo Vlasov (Bora Hansgrohe), con Izagirre primo di tappa ma Martinez vincitore della classifica. Una condotta di gara, la sua, che potrebbe anche promuoverlo a un rango importante in uno dei grandi giri, dove l’Ineos cerca una strategia alternativa, soprattutto per il Tour, a quella stabilita a inizio stagione con Bernal in campo.
Intanto il ciclismo italiano continua ad arrancare e l’Amstel Gold Race ha confermato, pur essendo una classica solitamente favorevole ai nostri colori, le difficoltà del movimento colpito da un’ondata di sfortuna senza pari. Le speranze di far bene sono ormai affidate al solo Filippo Ganna, domenica al suo esordio nella Parigi-Roubaix preparata con puntiglio come l’olimpionico sa fare quando ha un obiettivo in testa. I giovani mandano però bei segnali, come la vittoria di Marco Frigo (Israel Cycling Academy) nella tappa finale del Circuit des Ardenne, con un bel colpo di mano a precedere Lorenzo Germani (Equipe Continentale Groupama FDJ) e a smentire chi lo ritiene troppo “tenero” nella sua voglia di emergere. Il talento è cristallino, se viene fuori anche il carattere avremo un ottimo interprete sia per le classiche che per le corse a tappe, sempre che si abbia voglia di investire su di lui e non relegarlo a compiti di semplice supporto come troppo spesso avviene con gli italiani, vittime della mancanza di un proprio team WorldTour.
Credit: CicloZeman