Ringraziamo Roberto Zanetti, corridore e giornalista sportivo della rivista BiciTech.it Tecniche Nuove, per la sua partecipazione alla nostra analisi e indagine su quello che sarà il futuro delle granfondo in Italia, durante, ma soprattutto dopo la pandemia Sars Cov2.
Come ti immagini il futuro per le granfondo? è la domanda che abbiamo posto a giornalisti, organizzatori di granfondo, responsabili di team amatoriali, corridori, responsabili di aziende.
Roberto Zanetti, come Alberto Fossati intervenuto ieri, conosce molto bene il mondo delle due ruote amatoriali. Ha raccontato e partecipato a moltissimi eventi conquistando anche ottimi risultati.
“La domanda è di grande attualità, non solo per le Granfondo e per gli amatori ma potrebbe essere valida anche per i professionisti.
Il ciclismo, come tutti gli sport, a causa della pandemia sta vivendo un momento difficilissimo sotto tutti gli aspetti: organizzativi, logistici ed economici. Già in tempi normali, World Tour escluso, per le categorie minori e per le donne la situazione non era delle più rosee; figuriamoci adesso con il contraccolpo di quello che è accaduto e che dovrà ancora succedere.
Diamo per scontato che – per questioni imprescindibili di grandi interessi finanziari- il mondo professionistico ripartirà il 29 agosto con il Tour de France, spostando e comprimendo un calendario che sarà comunque sfalsato. Eventi che si accavallano, campionato del mondo e campionati nazionali, grandi giri, “classiche” che si correranno quasi contemporaneamente (il Giro d’Italia, la Vuelta di Spagna e la campagna del Nord), l’incognita del meteo nei mesi autunnali. Sinceramente faccio fatica comprendere queste scelte; forse sarebbe stato meglio, anche per una questione di sicurezza, rimandare tutto al prossimo anno.
E le Granfondo? Già, le Granfondo, un movimento che coinvolge i veri appassionati. Migliaia di ciclisti che ogni weekend pedalano su e giù per l’Italia dando vita al vero significato dello sport e della fatica.
Quasi ogni giorno mi arrivano comunicati stampa di manifestazioni e circuiti rinviati al 2021.
Ritengo sia giusto, gli organizzatori hanno preso le decisioni più consapevoli anche se sicuramente molto sofferte. Mi stupisco come gli enti federali, fino ad ora, non abbiano invece dato un segnale forte, una presa di posizione autorevole sul da farsi chiudendo fin da subito il calendario nazionale. Non penso proprio che la stagione sia recuperabile e questo inutile temporeggiare non ha portato altro che malumore tra i molti ciclisti ancora iscritti alle probabili (e penso impossibili) gare di fine stagione. Chi potrà garantire loro la sicurezza e il corretto svolgimento degli eventi, in un momento dove vi sono ancora troppe incognite sul futuro?
All’inizio di questa drammatica vicenda, parlando al telefono con il nostro direttore editoriale sugli effetti della pandemia, ho usato una frase storica che fa sempre un certo effetto: “non tutti i mali vengono per nuocere”.
Ovvio, sarebbe stato meglio se non fosse mai accaduto nulla di tutto ciò, però è anche vero che da qui ne usciremo sicuramente diversi, cambiati, forse migliori e più forti. Molti di noi guarderanno la vita con altri occhi e altri valori e così sarà anche nello sport. Le Granfondo mi auguro possano riprendersi al più presto il ruolo che meritano.
In primis garantendo sempre all’atleta la massima sicurezza sulle strade. Poi magari cercando di modificare la formula delle partenze (ideali quelle scaglionate a categorie), dei chilometraggi (uniformando tre opzioni di percorso ad ogni gara), moderando il costo delle iscrizioni troppo onerose per invogliare tutti gli appassionati, rendendoli protagonisti dell’evento con simpatici premi a sorteggio o di squadra.
Di idee e proposte se ne potrebbero fare a decine, basta avere voglia di sperimentare e provarci, questo è il momento giusto per farlo. Inoltre mi piacerebbe partecipare alle Granfondo o ai circuiti come accadeva agli inizi molti anni fa solo per il gusto di pedalare, di godermi il paesaggio o di fare gara con me stesso.
Stop all’agonismo estremo, ai premi assoluti, ai grandi rischi che si prendono ogni domenica, al dover per forza dimostrare di essere più forti. Se la tragica storia che abbiamo vissuto in questi mesi ci ha insegnato qualcosa dovremmo proprio ripartire da qui. Il compito degli organizzatori è molto difficile, su questo non ci sono dubbi, ma non è impossibile a patto di remare tutti nella stessa direzione e collaborare insieme per il bene del nostro ciclismo”.
Credit photo: Guido Rubino e Marta Villa