“A Gaiole in Chianti attesi più di 9.000 con quasi 4000 stranieri” annuncia Giancarlo Brocci, ideatore dell’evento
Buongiorno Giancarlo, sabato 1 e domenica 2 ottobre a Gaiole in Chianti è in programma la venticinquesima edizione de L’Eroica.
Che emozione prova?
“Certo, non è l’emozione della prima volta quando, stando in macchina davanti ai pochi cicloturisti del 1997, ebbi il coraggio di fermarmi e guardare indietro cosa stava succedendo. Lo feci solo dopo 20 km, quando si iniziava a salire verso Vagliagli e non sapevo bene cosa poteva essere successo dietro. Ciò che vidi fu meraviglia, l’idea che la mia passione, in quelle immagini, già era ripagata. Oggi è la stessa emozione che provo sempre quando sto in mezzo ai miei eroici, persone speciali”.
Da 92 eroici del 1997 L’Eroica ne ha fatta di strada.
“Realmente, sono solo quei 92 moltiplicati per 100. Nel senso che l’anima profonda de L’Eroica non è cambiata, ha fatto tanta strada rimanendo sé stessa, coinvolgendo per condivisione di valori. Sempre più persone sono state attratte da questa occasione in cui la passione per un grande sport si coniuga con la produzione di gioia ed amicizia, di attenzione al territorio, di rispetto per gli altri, di condivisione di emozioni”.
In passato ha dichiarato: “L’Eroica non poteva nascere che nel Chianti”. Per quale motivo?
“Perché ho parlato di un contesto unico dove, oltre alla rete di strade secondarie magnificamente conservata, bianche comprese, persiste un tessuto sociale di grande spessore, un patrimonio di volontariato, una predisposizione all’accoglienza, alla solidarietà ed alla integrazione che erano le risorse prime dell’identità contadina, un amore per ciò che siamo e per quanto ci è stato affidato dai nostri vecchi”.
L’Eroica ora è diffusa un po’ in tutto il mondo; è la fortunata globalizzazione di una bell’idea o c’è dell’altro?
“Credo che l’idea di Eroica, soprattutto, abbia rappresentato il bisogno, davvero planetario, di riappropriarsi dell’anima profonda di uno sport, tanto più un grande sport come il ciclismo. Ormai è consolidata ovunque la percezione che ogni elemento conduca verso la produzione di spettacolo in funzione di un business sempre più elefantiaco ed esasperato, alimentato da grandi sponsor e diritti tv. Noi stiamo restituendo il ciclismo alla gente”.
Secondo lei cosa porta tante persone ad attraversare addirittura l’oceano, in molti casi anche due oceani, per arrivare a Gaiole in Chianti e partecipare a L’Eroica?
“Di certo la sua unicità, l’incontro con un universo di gente perbene che si pensava non esistesse più, ormai messa ai margini di un mondo sempre meno attento ai buoni sentimenti ed alle giuste nostalgie. Di sicuro il ciclismo oggi è una pratica mondiale e quello che ha scritto la storia fino a mezzo secolo fa era solo in Italia, Francia, Belgio e poco oltre. Oggi Gaiole in Chianti offre un’occasione imperdibile di ritrovo dentro una magia che produce effetti lunghi un anno”.
Scelga una tra queste tre definizioni: “L’Eroica è una figata!”, “L’Eroica è l’essenza dello sport”, “L’Eroica, almeno una volta nella vita”.
“Sono tutte definizioni che hanno un senso abbinate a L’Eroica. A me non è mai dispiaciuta anche l’idea che questo evento diventasse moda, che fosse bello raccontarlo ai vicini di ufficio, che suscitasse orgoglio poter dire “io c’ero”. Di certo il valore più corretto sta nel concetto di essenza dello sport, dell’averlo collegato alla bellezza della fatica ed al gusto dell’impresa, come quel ciclismo che scriveva le avventure di inizio Novecento fino alle gesta di eroi omerici come Bartali e Coppi”.
La bicicletta d’epoca, la strada bianca, la maglia di lana. Secondo lei qual è l’elemento di maggior fascino?
“Scelgo la strada bianca. Ovviamente niente da togliere al fascino di biciclette datate e maglie di lana, un’ambientazione da film d’autore, ma l’aver riportato la bici da strada fuori dall’asfalto ha rappresentato di gran lunga il grande valore aggiunto. Basti pensare al successo, anch’esso ben mondiale, de L’Eroica Pro, oggi Strade Bianche; mancano i due elementi di cui sopra, polvere o fango fanno di gran lunga lo spettacolo di una corsa già diventata sulla strada e tra i campioni la Sesta Monumento”.
Ormai le strade bianche sono entrate a far parte del programma di tutte le più importanti corse al mondo. Che sentimento prova?
“Di sicuro provo tutto l’orgoglio di un appassionato vero che vede condivisa la sua visione. Per certi versi, inutile negarlo, mi dispiace che, per i motivi più vari, una certa idea di ciclismo eroico non sia stato ancora possibile svilupparla per le potenzialità che ha. Magari succederà presto, spero solo di essermi meritato abbastanza vita per vedere come il ciclismo del futuro sarà possibile scriverlo proprio ripartendo dai valori e dagli spettacoli del suo passato”.
Con le strade bianche nel ciclismo alla fine degli anni ’90 lei è un precursore degli “influencer” del giorno d’oggi. A chi si rivolge oggi L’Eroica e che pensa del ciclismo di questi anni?
“Sento molto più vicini alla mia e loro passione alcuni grandi interpreti del ciclismo di oggi, ragazzi che cercano sempre più di recuperare la bici come divertimento nonostante la vivano ai massimi livelli e dentro meccanismi che tendono a farli recitare a copione. Penso ai Pogacar, Van der Poel, Alaphilippe, Van Aert, li sento eroici d’anima; al di là della classe, non credo sia un caso che sono gli ultimi vincitori della mia Eroica Pro, oggi Strade Bianche”.
Come è cambiata Gaiole in Chianti in questi 25 anni? E cosa ci aspetta a Gaiole quest’anno?
“Mi piacerebbe dire che anche Gaiole in Chianti non è cambiata rispetto ad un quarto di secolo fa. Non è così, purtroppo e per fortuna. Di certo si è persa tanta gente figlia della vecchia mezzadria, un mondo che era stato uguale a sé stesso per millenni, La fortuna è che, prima che arrivassero i prodotti di dozzina della globalizzazione, la bici, L’Eroica ed il suo indotto hanno indicato una via di sviluppo originale e sostenibile. Alla prossima, per i 25 anni, saremo oltre 9000 con quasi 4 mila stranieri; Gaiole in Chianti abbraccerà e sarà abbracciata da ognuno dei suoi eroici, un binomio inscindibile di successo ed affetto”.