Recanati (Macerata) – Perché partecipare alla Granfondo Leopardiana, in programma domenica 16 settembre, ultima prova del circuito Marche Marathon 2018? La risposta al quesito è affidata alla teoria del piacere di Giacomo Leopardi: “Ogni uomo, nel suo agire, mira al piacere, ossia alla felicità; questa tendenza al piacere non conosce limiti perché connaturata all’esistenza”.
E la partecipazione all’evento voluto da Agostino Nina e i suoi collaboratori, mira al piacere di pedalare in uno straordinario territorio evidenziato dall’onda sinusoidale di colline che digradano verso il mare e la felicità dei familiari che in attesa dei ciclisti possono visitare la città e i numerosi musei.
Lo sguardo severo di Giacomo Leopardi, la cui statua domina la piazza e il Palazzo Comunale riaperto lo scorso 29 giugno, in occasione del 220° anniversario della nascita di Giacomo Leopardi, accoglieranno i partecipanti alla ventunesima edizione della manifestazione.
Dopo aver ritirato il pacco gara e il dorsale, ciclisti e familiari potranno visitare Palazzo Leopardi che si affaccia sulla piazzuola che prende nome da una famosa lirica di Giacomo, “Il sabato del villaggio”.
L’attuale sua struttura non colpisce per una particolare grandiosità, ma per le sue linee semplici e signorili che si devono alle modifiche architettoniche eseguite nella prima metà del Settecento dall’architetto Carlo Orazio Leopardi, prozio del poeta.
La biblioteca Leopardi che si deve soprattutto all’opera di Monaldo, padre del Poeta, che, fin dall’adolescenza, iniziò a raccogliere libri riuscendo a costituire, in un tempo relativamente breve, un patrimonio librario eccezionale per l’epoca. Giacomo studiò qui insieme ai fratelli Carlo e Paolina, sotto la guida attenta e affettuosa del padre. La biblioteca era il baricentro attorno al quale si realizzava la vita di buona parte della famiglia: una sorta di incessante ed inevitabile conquista dello studio sopra ogni altra attività familiare.
Le Cantine Storiche, all’interno del Palazzo furono costruite tra Sei e Settecento per migliorare la qualità del prodotto razionalizzando il lavoro. Realizzate in una elegante sequenza di volte a crociera che le dividono in due spazi al piano terra, permettevano lo scarico diretto delle uve dal giardino sovrastante.
La casa di Teresa Fattorini, “Silvia” nel celebre canto, si trova al primo piano delle scuderie Leopardi. L’edificio, restaurato e aperto al pubblico nel 2017, fu fatto costruire da Monaldo nel 1796. Originariamente al piano terra ospitava cavalli e carrozze e nei piani superiori dava alloggio ai cosiddetti “famigli”, i dipendenti dei Leopardi. Questi ultimi hanno seguitato ad abitare lo stabile nei secoli, fino a vent’anni fa.
La casa dove visse Teresa è composta da alcune piccole stanze arredate con mobilio e suppellettili d’epoca, tutti provenienti dal palazzo. Grazie a fonti ottocentesche si hanno notizie certe sui componenti della famiglia Fattorini e sulla loro storia, quindi non è stato difficile recuperare gli ambienti in maniera filologicamente corretta. Di grande aiuto è stato, anche, il ritrovamento delle antiche tinteggiature delle pareti che ha permesso di ripristinare attentamente i colori originali degli interni e delle facciate dell’immobile.
La piazza del Sabato del Villaggio, antistante palazzo Leopardi è delimitata a nord dalla Chiesa di Santa Maria di Montemorello, costruita nel secolo XVI per volere e a spese di Pierniccolò Leopardi; qui è conservato l’atto battesimale del Poeta. Ad est si trova la cosiddetta “casa di Silvia”.
Il colle dell’Infinito, celebrato nell’idillio omonimo, meta delle passeggiate di Giacomo che vi accedeva direttamente dal giardino di casa, passando attraverso l’orto del convento di Santo Stefano e lì usava soffermarsi per godere lo splendido vastissimo panorama, dal monte al mare.
Il Museo Beniamino Gigli, all’interno del teatro Persiani, ospita la ricostruzione del suo camerino e la realizzazione di un piccolo spazio teatrale dove sono presenti delle gigantografie del tenore immortalato durante le esibizioni più famose. Nella sala principale è stato invece ricavato una sorta di cinema ideale dove vengono proiettati dei film di Gigli, che i visitatori potranno guardare seduti su vecchie sedie da cinema restaurate.
La Chiesa di S. Agostino a costruzione risale al XIV secolo e di quest’epoca conserva eleganti decorazioni in cotto sul portale, mentre l’interno fu rifatto nel secolo XVI su disegno del Bibiena. Dal chiostro interno è visibile la torre resa celebre dalla poesia leopardiana ” Il passero solitario”.
Il Museo Civico Villa Colloredo Mels. Il museo è articolato in diverse sezioni: la sezione archeologica permette di conoscere l’organizzazione di una comunità preistorica con varie sovrapposizioni fino all’età del ferro; la sezione medievale documenta la vita della città nel periodo di massimo splendore e comprende, tra l’altro, opere di Ludovico da Siena (not. 1395), Olivuccio di Ciccarello (XV sec.) Pietro di Domenico da Montepulciano (XV secolo) e Vincenzo Pagani (1490-1568); la sezione rinascimentale raggruppa quattro tra le più significative opere di Lorenzo Lotto (1480 – 1556): l’Annunciazione, considerata uno dei capolavori del Rinascimento italiano, il Polittico di San Domenico, la Trasfigurazione e il San Giacomo Maggiore; una sezione è dedicata al Seicento e al Settecento; la sezione novecentesca è dedicata al ceramistra recanatese Rodolfo Ceccaroni.
Emozioni da condividere nella città di Gigli e Leopardi. Emozioni vere per tutta la famiglia