Nel giorno della Festa della Repubblica, Paolo Massenti ha conquistato a S. Andrea Frius il suo sesto Everesting: “E’ senza dubbio il più bello ed emozionante. Ho voluto ricordare così un amico e un corridore vero come Federico Mannai”
S. Andrea Frius (SU) – “La morte non è niente.
Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo.
Rassicurati, va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace“.
Le parole della poesia La morte non è niente, scritte dal teologo e scrittore britannico Henry Scott Holland hanno accompagnato il corridore sardo Paolo Massenti che ha voluto dedicare un Everesting 8848 all’amico Federico Mannai prematuramente scomparso lo scorso 26 maggio, mentre si stava recando al lavoro a bordo del suo furgone.
Una morte improvvisa, per cause naturali, che ha colpito tutti gli appassionati dello sport delle due ruote amatoriali sarde che hanno avuto l’occasione di conoscere Mannai.
“Stavo rientrando da lavoro a casa in bici, mi sentivo leggero, il vento accarezzava le spighe di grano lungo la strada, i colori dell’estate alle porte stavano trasformando il paesaggio. Improvvisamente il mio cellulare squilla. La danza sui pedali s’interrompe – racconta Massenti – è mia moglie Maria Grazia Ghiani che piange, piange così tanto che non riesce a parlare. Mi appendo ai freni, mi fermo a bordo strada e chiedo cos’è successo. Amore mio cos’è successo?? Federico Mannai non c’è più!! Federico ci ha lasciati non posso crederci, sono distrutto! Hai deciso di prendere la salita più ripida, la più dura, spesso a noi terreni più incomprensibile, ci lasci così, al vento in balia di quel vento che nonostante fossi enorme hai sempre preso di petto senza mai tirarti indietro. Quel vento che è stato tuo compagno di fuga, quel vento che ora mi accarezza la pelle, mi accarezza quasi come se volesse consolarmi del vuoto che hai lasciato.
Al funerale la sua squadra e per l’occasione diverse decine di ciclisti, provenienti da tutta la Sardegna, si sono radunati per dare un ultimo saluto a Federico percorrendo la strada che va da Donori, paese dove ha sede la sua squadra, a S.Andrea Frius dove viveva insieme alla moglie e i due bambini.
Lungo questo tratto di strada, circa sette chilometri, vi è una salita, si tratta di un’ascesa di 3 km e 200 metri al 5% che sviluppa 155/160 metri di dislivello. E’ qui che ho deciso di fare l’Everesting.
Nei giorni successivi alla scomparsa gli amici ciclisti e la sua squadra hanno tracciato un percorso dove lui si allenava sempre intitolandolo a lui.
Io, impegnato dal lavoro, non ho potuto pedalare lungo questo percorso, e vista la grande stima e rispetto come avversario ma anche l’amicizia che ci legava, ho deciso di ricordarlo in un modo totalmente insolito e difficile, quanto differente.
Lunedì sera, primo giugno, sono tornato a casa dal lavoro e durante la cena ho comunicato a mia moglie che il giorno dopo avrei dedicato a Federico un Everesting 8848 approfittando della Festa della Repubblica Italiana. La sorpresa, che ho letto nel suo viso, ha lasciato poi spazio alla consapevolezza che non avrei mai rinunciato a questa iniziativa, ma soprattutto all’obiettivo di questa impresa: ricordare Federico Mannai.
Mentre io mi sono concesso qualche ora di riposo, mia moglie ha preparato il cibo, l’acqua per rifocillarmi durante i rifornimenti e le soste. Un cuore straordinario anche il suo. Alle 23,30 ho caricato tutto in auto per raggiungere la salita lungo la quale avrei tentato l’Everesting 8848 for Mannai. Prima di salire in biciclette mi sono fermato dinanzi la casa della famiglia Mannai dove è appeso uno striscione con scritto MANNAI DANZA SUI PEDALI. Il tempo di una preghiera, un saluto ed un’amara lacrima e mi sono diretto fuori dal paese dove si trova la salita, che a partire dalle 00:31 ho ripetuto per ben 57 volte fino a raggiungere 8.896 metri coprendo la bellezza di 358 km.
Durante la scalate, le emozioni e non nego le lacrime pensando alle occasioni in cui con Federico ci siamo dati battaglia durante le gare, hanno lenito la fatica. La notte è qualcosa di magico. La luna sembra un faro, durante le salite non uso la luce a forte intensità per conservare la batteria per la discesa dove richiedo un fascio più importante per non correre rischi. Suoni, odori e diverse temperature si mescolano durante le ripeutute e con esse son tantissimi i pensieri, sulla fatica, sui perché succedano certe disgrazie sempre alle brave persone.
La fatica, i dolori alle gambe, alla schiena perennemente piegata per 18 ore sembrano svanire, ma è la felicità e l’orgoglio che prendono il sopravvento ci son riuscito, il gps segna numeri a dir poco spettacolari, ho scalato la salita 57 volte più in pezzo che faccio per avere la garanzia di aver raggiunto e superato gli 8848 metri di dislivello complessivo con i dati mi raccontano che ho pedalato per 358 km in 18 ore e 17 minuti a quasi 20 km/h di media, 22,8 km/h al netto del tempo impiegato per fermarmi a mangiare a segnare i passaggi in un foglietto per non perdere il conto.
Non posso che esser fiero di aver regalato questo gesto sportivo alla memoria di un caro amico, non ci son coppe, ne medaglie, ma soltanto la consapevolezza che da oggi sono ancora più forte, e soprattutto che non sono solo.
Una cosa vorrei sottolineare – ci tiene ad evidenziare Paolo Massenti – ho raccontato questa impresa, non per mettere in risalto la mia figura, ma raccontare soprattutto a coloro che non lo hanno conosciuto che cosa è stato in grado di trasmettere Federico Mannai, in sella alla bicicletta, a tutti coloro che condividevano la stessa passione per il ciclismo”