Di CicloZeman – La cronometro finale di un grande giro è sempre qualcosa di diverso da una cronometro normale, magari come quella di un campionato mondiale o europeo. Le gerarchie della specialità vengono stravolte in base alle motivazioni ma soprattutto alla condizione fisica che la corsa di tre settimane ti ha regalato. Ecco perché spesso anche corridori che non hanno una grande tradizione nella specialità finiscono davanti agli specialisti veri. La tappa del Tour, quella chiamata a definire nei particolari la classifica del Tour non è sfuggita alla regola e il responso finale sorprende sì, ma solamente se non si tiene conto di questo principio.
Nessuno a inizio Tour avrebbe potuto pensare a Jonas Vingegaard lottare per la vittoria della crono fino agli ultimissimi metri, ma questo è il segreto della grande corsa a tappe e la fora che ti dà la maglia gialla. Forse il danese avrebbe anche potuto battere il compagno Van Aert, finitogli davanti di 19”, se avesse continuato a spingere nel finale, ma considerando che in discesa aveva anche rischiato qualcosa più del dovuto, il responso è legittimo e premia il belga protagonista assoluto di questa edizione al di là delle tre vittorie di tappa (e chissà che domani…) per la sua capacità di ergersi a uomo-squadra e supportare il più giovane compagno.
Van Aert, pur su un percorso che non dava molta tregua, ha chiuso i 40,7 km in 47’59” alla media clamorosa di 50,893 kmh. Vingegaard come detto ha chiuso a 19” per una grande doppietta Jumbo Visma, terzo Pogacar a 27” e il fatto che sul podio di tappa finiscano tre vincitori di maglia non fa che confermare la tesi esposta in precedenza. Quarto l’indomabile Thomas a 32”, blindando la sua terza piazza finale in classifica, quinto e ultimo dei corridori a chiudere con una media superiore ai 50 kmh Filippo Ganna, che a lungo è rimasto seduto sul trono del primo in classifica per poi dover assistere ai colpi a sensazione dei primi in classifica. Ganna non è andato piano, ma la risposta che tanto si attendeva sulle sue reali condizioni di forma non è arrivata, la sensazione è che anche il morale non sia dei migliori.
Il Tour è quindi nelle salde mani di Vingegaard e ci sarà tempo per analizzare nei particolari che cosa significa il successo del giovane danese come anche la sconfitta di Pogacar, che accusa un ritardo in classifica di 3’34”. Domani la passerella finale a Parigi, da La Defense agli Champs Elysees di 115,6 km con le residue speranze di trovare un vincitore italiano in quest’edizione della Grande Boucle affidate ad Alberto Dainese.
Credit foto Charly Lopez/ASO