La morte dell’imprenditore milanese Roberto Silva, vittima di un incidente stradale durante la Gran Fondo della Versilia, ha riportato al centro dell’attenzione degli addetti ai lavori e appassionati la sicurezza dei corridori durante le Gran Fondo.
Ne abbiamo parlato con Giantanonio Crisafulli consigliere federale FCI a cui abbiamo chiesto di rispondere anche ad una domanda che riguarda la partecipazione all’ UCI Gran Fondo World Championship dei tesserati agli Enti della Consulta convenzionati e la possibilità di indossare la maglia iridata nelle gare.
“Lo scorso anno il mondiale, oggi UCI Gran Fondo World Championship si è svolto in Italia, dopo diversi anni di assenza. L’UCI, sapendo che noi siamo l’unico caso a livello mondiale ad avere una federazione e tredici enti di promozione sportiva che tesserano ciclisti, ci ha chiesto se eravamo disposti ad aprire la partecipazione dei corridori tesserati dagli enti convenzionati alla FCI. Considerato che la convenzione richiede per alcuni enti anche il pagamento di una Bike Card e che la manifestazione si svolgeva in Italia, abbiamo confermato la disponibilità e l’UCI ha permesso la partecipazione all’evento italiano anche ai corridori tesserati dagli Enti convenzionati.
Grazie anche a questo il mondiale varesino è risultato il più partecipato degli ultimi anni e abbiamo ricevuto un encomio dalla stessa UCI per la qualità dell’organizzazione e l’elevato numero di partecipanti. Detto questo è chiaro che il corridore che ha vinto il mondiale può indossare la maglia nelle manifestazioni organizzate dagli enti convenzionati. Anche per quest’anno l’UCI ha chiesto ad FCI se è disposta a riproporre l’apertura della partecipazione ai corridori non tesserati FCI. Una risposta non è stata ancora data perché in queste settimane è in atto un serio confronto con un ente importante e lunedì durante il consiglio federale decideremo se escludere dalla partecipazione alle prove iridate i corridori tesserati da questo ente”.
Va sottolineato che l’ente a cui fa riferimento Gianantonio Crisafulli nella sua intervista non è l’Uisp sotto l’egida del quale si è svolta la Granfondo della Versilia. Il confronto con gli organi dirigenti dell’Ente interessato non riguarda soltanto la sicurezza nelle gare, ma anche altri aspetti dell’attività ciclistica.
- Dopo la morte di Roberto Silva si è tornati a parlare della sicurezza nelle Gran Fondo. Che cosa ne pensa?
“La FCI ormai da tempo ribadisce che la sicurezza dei partecipanti e di quanti operano all’interno della struttura organizzativa deve essere il primo obiettivo a cui una società organizzatrice deve puntare. Ci sono dirigenti nazionali di alcuni Enti che firmano accordi su scala nazionale, ma poi faticano a farne recepire il contenuto alle proprie strutture territoriali. Ho assistito ad alcune manifestazioni organizzate da società affiliate ad Enti che puntavano a guadagnare soldi a discapito della sicurezza dei ciclisti in gara utilizzando soltanto tre moto e invece dell’ambulanza l’auto medica. Questi comportamenti vanno censurati.
A settembre conto di incontrare gli organizzatori di Gran Fondo per analizzare alcuni aspetti dell’attività organizzativa e valutare insieme a loro le iniziative che possono essere intraprese. Perché è un argomento delicato e non si può cercare di risolverlo e arginare comportamenti sbagliati imponendo iniziative, ma ci deve essere la collaborazione condivisione tra i diversi soggetti per realizzare il tutto.
Non nascondo che a me piace l’idea di neutralizzare le discese durante le granfondo, per fare questo devi prevedere due o tre tratti cronometrati, che chiaramente possono essere solo in salita o pianura, per stilare la classifica finale. Dirò di più, il mio sogno sarebbe quello di ritornare all’origine, ovvero alle manifestazioni cicloturistiche. Ma sono cosciente che è impossibile, l’agonismo è nell’animo di chi pedala, e allora dobbiamo individuare alcune iniziative da poter applicare poi alle Gran Fondo.
Ho partecipato alla Gran Fondo di Roma e mi è piaciuto molto il format della gara. Io sono uno a cui piace la discesa, diciamo un buon discesista, ma a Roma dopo aver affrontato le salite cronometrate sono sceso molto tranquillo approfittando dell’occasione per mangiare e ammirare il paesaggio che mi circondava.
L’alternativa è quella di creare una sorta di ranking in cui inserire i 300 – 400 agonisti che caratterizzano l’attività nazionale e durante le manifestazioni ridurre l’interruzione al traffico a soli tre – quattro minuti. Coloro che escono dalla “bolla”, dal tempo della chiusura, si tolgono il numero e continuano a pedalare rispettando il codice della strada, senza alcuna protezione.
A breve verrà resa nota una circolare del Ministero dei Trasporti che imporrà regole più ferree per gli organizzatori e richiederà l’aumento del numero di Asa nei punti più critici dei percorsi di gara. E dal 2020 il direttore di corsa delle gare dovrà essere certificato dalla FCI“.