Di CicloZeman – I Mondiali a Wollongong (AUS) sono partiti subito con il botto. La crono iridata ha incoronato la sorpresissima norvegese Tobias Foss, ennesimo talento accaparratosi dalla Jumbo Visma, vincitore in passato di un Tour de l’Avenir ma mai apparso a questi livelli nelle prove contro il tempo. Beffato ancora una volta lo svizzero Stefan Kung che fino all’ultimo km sembrava avviato a quell’alloro sempre sfuggitogli, altro bronzo per Evenepoel (BEL) come lo scorso anno a Leuven.
Per trovare Filippo Ganna bisogna scendere fino al 7° posto, a 56” dal vincitore. L’ex iridato è stato preceduto anche dal britannico Hayter, pur costretto a una sosta per problemi alla catena. La prova dell’azzurro merita un’analisi attenta che riguarda non solo la sua performance sui 34 km del percorso, ma la sua intera gestione della gara, del suo post e dell’intera stagione.
L’impressione è che nel perfetto meccanismo che ha portato il piemontese in cima al mondo sia su strada che su pista, qualcosa si sia inceppato. Il suo disagio è evidente e lo sarebbe stato anche se avesse vinto. Appena arrivato, Filippo non ha degnato neanche di uno sguardo i giornalisti presenti in zona mista, ha tirato dritto verso il camper e non si è più visto. Ha affrontato la sconfitta da solo, senza neanche i tecnici e solo in serata ha rilasciato una dichiarazione, peraltro video e perorata dagli addetti stampa Fci.
Non è una novità: è ormai tutta la stagione che Ganna rifiuta il confronto. Parlare con lui è difficile quanto con un big del calcio, sicuramente più che con i vari Van Aert, Van Der Poel e Pogacar, con il suo entourage (tecnici, addetti alla comunicazione) che gli fanno da schermo protettivo. Questo, al di là di essere un malvezzo, è un segnale di disagio. A ciò si aggiungano (o ne sono la causa?) le perplessità destate dalla sua gestione dell’intera stagione nella quale non è mai stato all’altezza della sua fama.
Ganna è un talento enorme, ma va gestito: ha solo 26 anni, ma la sua carriera alle spalle è già lunga e ricca di successi. Continuare a lavorare e spremersi come un comune gregario (anzi non comune, speciale viste le sue prestazioni) non lo aiuta, sarebbe ora di rivedere qualcosa anche nei rapporti con il team, la Ineos Grenadiers. A Ganna la Trek Segafredo aveva fatto ponti d’oro, non solo economici, ma il piemontese non ha ceduto alle lusinghe e ha prolungato il contratto fino al 2027. Alla Ineos ha sicuramente a disposizione il meglio dal punto di vista tecnico, ma può bastare?
Nel secondo weekend di ottobre andrà a caccia del record dell’ora, un’impresa più volte annunciata e che arriva appena 4 giorni prima dei Mondiali su pista, importanti perché prima tappa qualificativa per i Giochi Olimpici. Una scelta di tempi che definire azzardata è poco, poi non si capisce perché questo accanimento verso un obiettivo che non ha più il fascino dei tempi di Merckx o Moser. La sensazione è che per vedere il miglior Ganna servirebbe un’analisi impietosa, scelte coraggiose che prevedano nuove impostazioni tecniche e magari anche un supporto psicologico. Lasciarlo abbandonato a se stesso, timorosi di un contraddittorio, preda dei suoi dubbi non è volere il bene suo e di tutto lo sport italiano.