Abbiamo intervistato Alberto Fossati redattore tecnico di 4Bicycle – 4Actionsport che domenica ha conquistato il titolo italiano giornalisti ciclisti AGCI. Fossati racconta come l’attività ciclistica sia una parte integrante del suo lavoro, non solo legata agli eventi che vengono raccontati sulla rivista.
a cura di Davide Sanzogni
- Alberto Fossati, redattore tecnico di 4Bicycle/4Actionsport e ciclista praticante. Spiegaci cosa significa far collimare le due cose.
“Il Fossati ciclista esiste da sempre, anche se l’attività agonistica è partita relativamente tardi, all’età di 18 anni nel settore della mtb, in piena espansione di questa disciplina, cogliendo fin dall’esordio alcuni buoni risultati.
Il giornalismo è arrivato successivamente, precisamente nel 2011, dopo un percorso di studi che mi aveva portato a lavorare nel settore della ristorazione. All’epoca praticavo sia ciclismo su strada con le granfondo che la mtb, quest’ultima in particolare nel periodo autunnale ed invernale, come una sorta di attività propedeutica alla strada. Lavoravo in centro a Milano e per motivi logistici non mi allenavo quasi mai all’aperto ma sui rulli, tanto in estate quanto in inverno. Ripensandoci, per necessità avevo anticipato alcune tendenze oggi in auge come la multidisciplinarietà e l’allenamento indoor. Gareggiavo nel fine settimana, lavoro permettendo. A fine 2011 ho lasciato il settore dell’hospitality e sono entrato con un ruolo fisso nella redazione di quella che all’epoca si chiamava Rivista Granfondo.
Ho il tesserino da giornalista pubblicista dal 2019 e, dato che non ho mai smesso di essere un praticante, partecipo anche alle kermesse di categoria, come nel caso della Granfondo Sestriere Colle delle Finestre dove mi sono aggiudicato il titolo tricolore Coppa della Stampa“.
- In cosa consiste il tuo ruolo di redattore tecnico per 4Bicycle?
“Buona parte della mia attività lavorativa si sviluppa grazie alla creazione di contenuti originali, è importante sottolinearlo. Test e approfondimenti, presentazione dei materiali e stretta collaborazione con le aziende del settore. Nel mio lavoro è inclusa anche una parte che prevede le uscite in bici il che è una fortuna”.
- Quindi hai anche la possibilità di allenarti senza, in un certo senso, sottrarre del tempo al lavoro?
“In un certo senso è così, ma la realtà è che io difficilmente mi alleno. Esco in bici e mi piace molto, ma allenarsi per competere ed ottenere dei risultati è ben altra cosa. Quando esco in bici, difficilmente lo faccio per conseguire un obiettivo atletico. Mi focalizzo sulle prove dei materiali sui quali devo lavorare e che devo recensire. È un’attività che mi gratifica, che mi permette di abbinare la passione ed il lavoro, ma non è un gioco. Penso che il lettore, o comunque chi mi legge, si aspetti delle nozioni ed è necessario essere sempre lucidi, seri e sul pezzo”.
- Ma così facendo quante ore passi in bicicletta e come organizzi il tuo tempo e le gare?
“Per quanto concerne le ore di sella, siamo circa a 15 ore ogni settimana, con alcune variabili da considerare. Ad esempio, fare i test sulle bici gravel, significa fare meno chilometri, con una quantità di ore che è la stessa della bici da strada. Ho dovuto sacrificare le mie origini di biker per concentrarmi di più sulle bici da strada e appunto sule gravel. Talvolta in inverno esco anche quando piove, ad esempio quando è necessario utilizzare dei materiali anti-acqua. Ecco perché dico che le mie uscite in bici sono finalizzate principalmente all’attività lavorativa. Non ho un modus operandi prestabilito, mi organizzo la giornata anche in base agli articoli che devo preparare e pubblicare. Anche il contesto agonistico è condizionato dal lavoro e di rado partecipo ad eventi senza fini redazionali, ma cerco di combinare le due situazioni”.
- Il Covid ha influito sul tuo lavoro?
“Sì e come per molti di noi lo ha fatto in modo davvero importante, perché c’è stato uno stravolgimento totale del modo di lavorare e della qualità del lavoro stesso. Prima ero un pendolare, ora lavoro praticamente da casa e l’on-line editing occupa l’80% del mio tempo, perché il sito web 4Bicycle ha avuto una crescita esponenziale. Ma abbiamo anche la rivista cartacea ed è necessario dare merito anche quest’ultima. Da un lato ho tolto tre ore di pendolarismo che affrontavo nell’epoca pre covid, ma questa tempistica, essendo sempre connesso, è stata letteralmente riempita dal lavoro. Comunque, la mia uscita quotidiana in bici non deve mai mancare”.
- Porterai la maglia tricolore in giro da qui a fine anno?
“Assolutamente si, certo, è comunque un bel traguardo anche se devo essere onesto con me stesso, ovvero: una cosa è vincere un titolo di categoria, di sicuro una gratificazione, ben altra cosa è vincere la classifica assoluta di una competizione, che sia granfondo o gara a circuito e questo con molta probabilità non mi capiterà più.
Come detto, la partecipazione agli eventi è spesso subordinata ad esigenze di lavoro, in primis con le trasferte che pian piano stanno riprendendo (abbiamo raggiunto Alberto mentre stava per imbarcarsi su un volo internazionale NdR). Se ne avrò la possibilità, mi piacerebbe fare bene alla Granfondo di Casteggio, ad inizio settembre, che tra l’altro è organizzata dalla società per la quale sono tesserato. Lo devo al mio presidente ed amico Vittorio Ferrante, grande appassionato di bici. Casteggio è vicino a casa e percorso si snoda nel territorio dove pedalo abitualmente, quindi uno stimolo in più”.