Andrea Tafi nella prossima stagione correrà nel team amatoriale presideduto da Raffaele Consolani

ANCONA – Vanta una carriera da professionista tra il 1988 e il 2005. Ha collezionato una lunga serie di vittorie nelle classiche, tra cui Giro di Lombardia, Giro del Piemonte e Parigi-Tours. Detiene il record come unico ciclista italiano ad aver primeggiato nella Parigi-Roubaix e nel Giro delle Fiandre. Nel 2021 correrà da amatore per il team presieduto da Raffaele Consolani che presenterà una lunga serie di novità, a partire dalla denominazione sociale (la presenteremo nei prossimi giorni).

Stiamo parlando di Andrea Tafi, elemento di spicco della Mapei tra il 1994 e il 2002, che ha sposato il progetto del club anconetano, deciso a ripetere in ambito amatoriale i successi delle ultime stagioni. «Approdo in una società che ha una certa storia e mi sento orgoglioso di far parte di questo gruppo. Sono stato un atleta e un ex professionista, ora sono un grande appassionato che si diverte a restare in questo meraviglioso mondo. Mi diletto insieme a tanti ragazzi e appassionati ad andare in bicicletta tenendomi in forma». Andrea Tafi descrive così l’approdo nello storico sodalizio dorico che apprezza per filosofia e stile di intendere il ciclismo. 

«Mi è piaciuto il primo approccio, reso possibile dallo speaker David Guidi, con Raffaele Consolani – prosegue il 54enne ex campione – che mi ha spiegato ogni concetto con estrema chiarezza affermando di essere orgoglioso di annoverare la mia presenza nel suo team per aprire un nuovo ciclo ricco di soddisfazioni. Conoscevo la realtà che ho seguito con attenzione negli anni scorsi anche per la presenza di Stefano Cecchini: mi piace la sua organizzazione e il suo modo di concepire la squadra come una grande famiglia».​

Resterà il connubio con Via Elisa, società per la quale il toscano Tafi ha gareggiato nelle ultime stagioni, il cui marchio sarà presente nella divisa della Copparo e viceversa. «Mi fa enorme piacere perché sono legato moltissimo a Nicola Serafini, presidente di Via Elisa, al quale sono legatissimo. Ci sono vari accordi che hanno sancito il matrimonio: l’unione tra due realtà e due regioni rappresenta un qualcosa di unico».
Il divertimento sarà al primo posto in questa affascinante avventura. «Le vittorie le ho ottenute da professionista, adesso non è rilevante il discorso di arrivare primo, ma solo l’enfasi di stare insieme ad amici che condividono una passione. Quando vado fuori regione mi fa piacere ricevere apprezzamenti di gente che si ricorda i bei tempi che furono: mi chiamano il Maestro e ne vado fiero».​

La nuova sfida

Tafi ha anche un progetto importante da attuare per il nuovo anno: diventare presidente regionale del Comitato Regionale della Toscana per il quadriennio 2021/2024. Le elezioni per il successore di Giacomo Bacci, che non si ripresenterà dopo due mandati, si terranno il prossimo 10 gennaio. «Ho deciso di candidarmi per mettere a disposizione dell’intero movimento toscano la mia esperienza e le mie motivazioni. Ho fatto della mia passione un lavoro e mi sento di poter dare ancora tanto a questo fantastico sport».

Il periodo è delicato e ricco di difficoltà, ma Tafi indica il sentiero per uscirne. «Dobbiamo essere uniti e tutelare il ciclismo, consapevoli delle avversità che attendono tutti gli sport in questo momento. Da presidente cercherò di trasmettere forza e coraggio che avevo da corridore. Avremo due anni in cui dovremo stringere la cinghia cercando di stare vicino alle società e agli organizzatori che costituiscono un patrimonio di inestimabile valore. Dal Covid dobbiamo trovare la forza per rinnovarci e accrescere voglia e passione per il ciclismo».​

L’unità d’intenti sarà la sua parola d’ordine. «Dispongo di collaboratori di fiducia, ma io voglio essere il presidente di tutta la Toscana. Tutte le strutture operanti dovranno remare nella stessa direzione per un obiettivo comune».

Al centro del progetto ci saranno i giovani. «Dovremo partire dalle basi – conclude Tafi – prestando la massima attenzione ai vivai che alimenteranno il settore professionistico e quello amatoriale. Se non abbiamo settori giovani all’altezza il ciclismo scompare e noi non possiamo permettercelo».​