Ivan Piol anticipa quelle che potrebbero essere le normative a tutela della salute da attuare per dar organizzare una granfondo. L’agonismo è intrinseco alle granfondo, è inutile andare a snaturare una cosa che funziona. Il format agonistico è una delle poche cose che funziona bene nel mondo amatoriale. Cambiamolo in quelle manifestazioni che, per diversi motivi, non sono in grado di assicurare i minimi requisiti tecnici di sicurezza”.
Feltre (Belluno) – I pantaloni corti sono quelli della divisa del Pedale Feltrino, la specialissima Pinarello Dogma è pronta per una lunga pedalata verso le vette dolomitiche feltrine.
Un territorio straordinario che ha contribuito all’esponenziale crescita della Granfondo Sportful Dolomiti Race (rinviata al 20 giugno 2021) insieme alla calorosa accoglienza dei feltrini testimoniata da Carlo Goldoni “Io non mi scorderò mai di una città dove sono stato sì bene accolto e dove ho soggiornato sedici mesi col maggior piacere al mondo. Due cose contribuirono alla mia intiera soddisfazione. La buona compagnia, che ho sempre amata e desiderata, e un teatro del palazzo medesimo del podestà, di cui mi pareva poter disporre. Infatti non tardai a usarne”.
Un teatro vero in cui ogni anno pedalano cinquemila persone, in cui la filosofia lascia spazio alla passione e alla determinazione di Ivan Piol che da praticante vero ama dire ciò che pensa in fatto di due ruote e non solo.
- Piol, tra qualche giorno il ministro dello sport comunicherà la data della ripresa dell’attività amatoriale e le norme da rispettare durante le manifestazioni per limitare la diffusione del Covid 19. Voi insieme a Formula Bici e i dirigenti FCI avete contribuito a stilare un protocollo per le granfondo che è stato valutato ieri dal Consiglio Federale FCI, è già stato approvato dalla Commissione tutela della salute. Una volta protocollato sarà poi consegnato al ministro Spadafora. Possiamo tracciare un primo bilancio?
“Il quadro è dato dalle normative emanate dal governo sino ad ora nei diversi DPCM. Però, come ho scritto ieri, in una mail inviata al Segretario Generale FCI Paolo Pavoni e al Dott. Roberto Sgalla, è tutto in evoluzione in quanto il continuo calo della curva dei contagi offre al governo l’opportunità di una progressiva riattivazione delle attività andando a modificare alcune delle norme igeniche e i comportamenti da tenere all’aperto o in luoghi chiusi. Infatti in alcune regioni la mascherina non è più obbligatoria quando si è all’aperto.
Invece la FCI si sta basando ancora su norme di diversi mesi fa, fatte anche per i professionisti, che prevedono il distanziamento di venti metri. Quindi ripeto, il quadro normativo è in continua evoluzione, quello che noi abbiamo redatto, elaborato, discusso con Di Rocco, Cassani, Sgalla e Pavoni, in due conference call, è stato sintetizzato in una circolare che è sicuramente limitata, ma almeno permette di ripartire, se non con le granfondo che conosciamo, con iniziative che hanno una parvenza di manifestazione.
Partenze scaglionate, mascherina obbligatoria in griglia, consegna pacchi gara suddivisa in più giornate secondo ordine alfabetico o numerico, distanza di un metro e mezzo tra persone in fila all’interno delle griglie, dispositivi di protezione per chi lavora (mascherine, plexiglas, guanti, detergente per le mani), abolizione totale di quello che può essere un pasta party, se non la consegna di un contenitore sigillato con all’interno le pietanze da consumare dove si vuole.
Io sarei dell’idea che si può preparare una tensostruttura con il distanziamento dei posti a sedere per consumare il pasta party, visto che lo fanno le grandi aziende nelle mense, non vedo perché non si possa realizzare il tutto in spazi aperti. Questa potrebbe essere una soluzione. Niente possibilità di fare docce pubbliche, quindi scordiamoci palestre, stadi o altre strutture.
Chi può si fa la doccia in albergo, altrimenti, come nelle gare in circuito, ci si sistema in attesa di far ritorno a casa per la doccia. Diciamo che i momenti critici sarebbero sostanzialmente tre: consegna pacchi gara, la partenza che verrebbe risolta con la mascherina obbligatoria. Le partenze a scaglioni, a orari diversi e in spazi grandi.
Per quel che riguarda la mascherina, io da imprenditore la vedo come un’opportunità di sponsorizzazione. La mascherina personalizzata con il numero di gara, la vendi ad uno sponsor così non hai neanche il costo e al partecipante la regali inserendola nel pacco gara.
Indispensabili anche i servizi igenici, bagni chimici, io ho parlato con i responsabili di alcune aziende che mi hanno assicurato la presenze di loro personale alle manifestazioni, che procederà alla sanificazione delle strutture per renderli fruibili dalle altre persone.
Il primo importante test sarà la Granfondo Strade Bianche a Siena il prossimo 13 settembre, ma già in agosto le gare professionistiche ci forniranno le prime importanti risposte.
Non sarà possibile allestire l’expo, quindi un danno economico per l’organizzazione, perché comunque le aziende che contribuiscono per essere presenti all’evento con i propri stand e prodotti non potranno farlo, verrà meno parte della loro visibilità e sarà indispensabile rinegoziare gli accordi precedenti. Ma in questo momento è impensabile fare un’area expo dove entrano trecento, quattrocento persone per volta.
All’atto dell’iscrizione il corridore dovrà presentare un’autocertificazione in cui dichiara che almeno quindici giorni prima non è entrato in contatto con persone che potrebbero risultare positive, non ha avuto il Covid 19, firmato questa certificazione l’organizzatore è scaricato di una bella fetta di responsabilità. Prima del via e dell’ingresso in griglia potrebbe essere rilevata anche la temperatura corporea.
Recentemente l’Inail ha stabilito che: ” Il riconoscimento dell’infortunio da parte dell’Istituto non assume alcun rilievo per sostenere l’accusa in sede penale, considerata la vigenza in tale ambito del principio di presunzione di innocenza nonché dell’onere della prova a carico del pubblico ministero. E neanche in sede civile il riconoscimento della tutela infortunistica rileva ai fini del riconoscimento della responsabilità civile del datore di lavoro, tenuto conto che è sempre necessario l’accertamento della colpa di quest’ultimo per aver causato l’evento dannoso. Al riguardo, si deve ritenere che la molteplicità delle modalità del contagio e la mutevolezza delle prescrizioni da adottare sui luoghi di lavoro, oggetto di continuo aggiornamento da parte delle autorità in relazione all’andamento epidemiologico, rendano peraltro estremamente difficile la configurabilità della responsabilità civile e penale dei datori di lavoro”.
- Il format agonistico delle granfondo italiane, è stato copiato da molte nazioni e dalla stessa UCI che ha dato vita all’UCI Gran Fondo Series. Ma in questo momento si percepisce la volontà di voler trasformare questi eventi in manifestazioni cicloturistiche con tratti cronometrati, appellandosi soprattutto alla sicurezza dei ciclisti in gara. Ma la maggior parte degli incidenti in cui i ciclisti perdono la vita si verificano durante le uscite degli stessi e non in gare agonistiche.
“Ci sono due correnti di pensiero: quelli che vorrebbero relegare la parte agonistica di una manifestazione ai soli tratti cronometrati in salita e coloro che continuano a credere nel format originale della granfondo agonistica.
Io in alcuni casi concordo con i primi, ma sono certo che il successo di queste manifestazioni è dato dal format agonistico. Mi spiego. Ho organizzato per sette anni Granfondo Roma, pensare di organizzare un evento agonistico per tutto il percorso a Roma è impossibil. Passare al solo cronometraggio delle salite in questa manifestazione era una logica deduzione e in questo caso non posso che condividere pienamente la scelta. Io cerco di far capire a chi sta promuovendo questo tipo di discorso che in alcuni casi, vista la morfologia del territorio, la grandezza della città in cui si pedala e l’entità del traffico che interessa il territorio, adottare il format cicloturistico – agonistico va bene.
Ma non in realtà come Feltre, tanto per citarne una, dove da ventisei anni organizziamo la granfondo agonistica ed è l’agonismo a decretare il successo di questa manifestazione. Io corro le granfondo oltre ad organizzarle, ma quando metto il numero, il mio compagno di squadra cerco di batterlo. Non parto per vincere la granfondo, arrivo millesimo, ma competo con il mio compagno di squadra. Quindi l’agonismo è intrinseco alle granfondo, è inutile andare a snaturare una cosa che funziona.
Questo format organizzativo è una delle poche cose che funziona bene nel mondo amatoriale. Cambiamolo in quelle manifestazioni che non sono in grado di assicurare i minimi requisiti tecnici di sicurezza. Gli organizzatori di eventi come Sportful, Maratona Dles Dolomites, Nove Colli, Gimondi, e ne cito soltanto alcuni che mi vengono in mente, hanno lavorato molti anni per arrivare ad elevatissimi standard di sicurezza perché dovrebbero fare un passo indietro?.
Quando io sostengo queste tesi mi si dice, però in Belgio o in Olanda andiamo a partecipare all’Amstel o al Fiandre partono in 18000 e non c’è agonismo. Anche io ho partecipato a queste manifestazioni, è vero che non c’è agonismo, ma le abbiamo sempre fatte a tutta pur rispettando il codice della strada. La manifestazione non è agonistica, ma si pedala a tutta come negli altri eventi e nel mio gruppo abbiamo sempre fatto la gara. Francia, Germania, Austria, Slovenia, Croazia, tutti i paesi che ci hanno copiato organizzano eventi agonistici. Ma se in Italia funziona e abbiamo un movimento di 70 – 80.000 corridori che ogni domenica partecipano alle granfondo, perché dobbiamo snaturarlo?
Adeguiamolo a quella che può essere la sicurezza e il servizio che un organizzatore offre. Per questo io dico che il problema è il numero delle granfondo. Eleviamo lo standard organizzativo richiesto da FCI ed Enti. Così da costringere coloro che organizzano manifestazioni soltanto per far cassa, ad investire i loro proventi in sicurezza se vogliono continuare ad organizzare. Probabilmente da 400 granfondo all’anno passeremo a 150 – 200, evitando così le numerose sovrapposizioni domenicali”.