Tre mesi intensi, in alcuni momenti anche drammatici quelli vissuti nel reparto Covid dell’ICS Maugeri di Pavia da Sara Mossolani. “Un’esperienza dura, ma anche formativa, sia sotto l’aspetto medico che umano. Ciò che ci attende dopo l’estate non lo sappiamo ancora, ma ora voglio tornare a godermi le mie uscite in bicicletta”
Pavia – “Il mito non è una fiaba, ma piuttosto un presentare certi fatti in un idioma non appropriato. Dunque far saltare un mito non è negare quei fatti, ma restituirli al loro idioma” scriveva Gilbert Ryle.
Un pensiero condiviso anche da Sara Mossolani, quarantasette anni infermiera nell’unita’ operativa di pneumologia e terapia sub intensiva all’ICS (Istituti Clinico Scientifici) Maugeri Pavia, che dallo scorso 20 febbraio era reparto Covid, dove è stata assunta nel 2001 dopo otto anni di lavoro al Policlinico San Matteo. Ha conseguito un master in coordinamento infermieristico, master in infermieristica forense e da gennaio ho iniziato il master in tutoraggio delle professioni infermieristiche. Intanto da tre anni segue come tutor infermieristico gli allievi infermieri del corso universitario. Dopo tre mesi nel reparto Covid dell’ospedale pavese è tornata finalmente a pedalare in sella alla sua MTB.
- Ti senti un’eroina?
“No. Ho fatto il mio lavoro, come sempre, svolgendolo in una situazione del tutto nuova e altamente stressante. L’eroe, è colui che, di propria iniziativa e libero da qualsiasi vincolo, compie uno straordinario e generoso atto di coraggio, che comporti o possa comportare il consapevole sacrificio di sé stesso, allo scopo di proteggere il bene altrui o comune. Il nostro vincolo è l’attività lavorativa. Va comunque riconosciuta la professionalità e l’abnegazione di quanti hanno operato in situazioni pesanti nelle diverse strutture e poi tornati a casa dovevano rimanere lontano dai propri familiari per il timore di trasmettere il virus”.
- Ieri alle ore 12 è stato chiuso il reparto Covid in cui ha trascorso tre intensi mesi vivendo le sofferenze e la morte delle persone che hanno contratto il virus.
“Si torna lentamente alla normalità. Tre mesi in cui sono stata sopraffatta da sentimenti contrastanti. Passavi dall’impotenza a cui in poche ore ti costringeva il rapido decadimento delle condizione di salute di un malato, all’esaltazione per aver contribuito a salvare una giovane vita umana. Sono stati tre mesi molto duri, i minuti che sembravano ore, la fame, la sete, non si poteva andare in bagno, il caldo, il respiro che mancava all’interno delle protezioni. La paura, l’ansia, il nervosismo che non ti permette di riposare la notte. Terminato il turno, tornavo a casa e non potevo riabbracciare mio marito per paura di trasmettergli il virus. Abbiamo vissuto separati in casa. Comunque il reparto ieri ha chiuso, speriamo che la curva dei contagi continui a scendere e che in pochi mesi il vaccino cancelli questa traumatica esperienza. Ma intanto dobbiamo continuare a convivere con il virus. Ora posso tornare a salire in sella alla mia MTB e pedalare lungo le strade dello straordinario territorio pavese”.
- Come nasce la passione per il ciclismo?
“Mi è sempre piaciuto lo sport all’aria aperta e in particolar modo pedalare nella natura. Ho iniziato a pedalare in sella ad una vecchia MTB a ventiquattro anni, poi due anni più tardi ho acquistato la prima bicicletta da strada. Una Rossin che aveva ancora i comandi del cambio sul telaio. Volevo essere sicura di continuare a praticare questo sport prima di investire cifre importanti in una bicicletta. Ora svolgo prevalentemente gare MTB e da due anni partecipo alla granfondo mtb del circuito Easy Cup. Prima ho praticato podismo, partecipando a maratone e mezze maratone, poi nel 2011 triathlon, il mio primo Ironman a Pescara, e infine mi sono dedicata al cross country”.
- Qual’è stata la vittoria più bella che ha conquistato?
“Il successo nel percorso medio della granfondo strada di Sant’Angelo Lodigiano nel 2014, poi nel 2017 mi sono presa una rivincita sulle conseguenze di una brutta caduta durante la via del sale in mtb. Inoltre ho vinto maglia regionale e nazionale mtb xc csain, e campionato mtb via francigena”.
- Nel 2015 ha partecipato anche al reality La Sfida 2?
“Un’esperienza che porto nel cuore. Un riuscitissimo esperimento di Bike Channel che ha portato davanti alle telecamere un gruppetto di cicloamatori, 15 per la precisione, e tre affermati Direttori Sportivi come Dario Mariuzzo, Riccardo Magrini e Luca Scinto.
Il format, condotto da Paolo Savoldelli, era composto da tante sfide e idee innovative che hanno fornito un’immagine diversa del ciclismo facendolo viaggiare su un orizzonte quasi inimmaginabile ovvero l’apertura di un prodotto strettamente basato sulle due ruote ad un pubblico più ampio”.
- Prossimi obiettivi
“In questo momento parlare di obiettivi, almeno per me, credo sia improprio. Sono tornata a pedalare su strada dopo il lockdown e massacranti turni ospedalieri, ora penso soltanto a divertirmi in sella alla bicicletta e ai miei compagni di squadra della società Pedale Godiaschese. Devo ringraziarli per il sostegno che non mi hanno fatto mai mancare anche nei momenti più drammatici di questa pandemia che ci ha proiettati tutti in un mondo che sembra irreale. Ma sarà ancora più bello riabbracciarci e tornare a pedalare insieme. Se sei stanco impara a riposare non a mollare”.