Di CicloZeman – Tirando le somme di tre settimane di Giro d’Italia, non si può negare che, al di là dell’incertezza che lo ha contraddistinto fino alla penultima tappa, sia stata un’edizione qualitativamente modesta. Molti lo preconizzavano alla vigilia, ma non avevano identificato la causa, perché la colpa non si può dare tanto agli interpreti singoli, quanto all’interpretazione tattica che è stata data alla corsa dalle squadre.
Tutti guardavano all’Ineos Grenadiers come alla più forte, ma alla resa dei conti il team britannico ha tenuto una linea che alla fine non ha pagato: controllo minimo che si è spesso tradotto in libertà di fuga e copioni già scritti in partenza, ma soprattutto un correre sempre in difesa che non ha portato i risultati attesi. Una tattica suicida se si era consci di avere il predominio, a meno che in squadra non sapessero già che il Carapaz a disposizione non era il miglior Carapaz.
Colpa della Ineos, ma anche delle formazioni che avevano puntato tutto sulle volate, come la Quick Step Alpha Vinyl, l’Israel Premier Tech, la Lotto Soudal, la stessa Uae Team Emirates che puntava molto su Gaviria. Gli sprint di gruppo sono stati obiettivamente pochi perché non c’era in loro la forza e anche la voglia di collaborare per ricucire il gruppo. Alcuni di questi team si sono rifatti con azioni spurie (splendida quella di Covi per la Uae), la Groupama FDJ torna a casa con 3 successi di Démare che continua ad avere un feeling particolare con la corsa rosa, ma il dato oggettivo rimane.
Chi invece esce dal Giro ingigantita è la Bora Hansgrohe e non solo per il trionfo di Jai Hindley, semmai la squadra tedesca ha il merito di aver rivitalizzato l’australiano che per un anno e mezzo è rimasto prigioniero dei fantasmi del Giro 2020, ora definitivamente scacciati. Hindley ha avuto a disposizione una corsa disegnata su misura, con pochissimi km a cronometro e obiettivamente non pare all’altezza dei campioni che si contenderanno il Tour, ma resta un vincitore più che degno.
PROMOSSI
HINDLEY: 9
E’ stato obiettivamente il migliore in salita e la conquista del Trofeo Senza Fine è meritata. Soprattutto ha avuto la forza di riscattarsi proprio dove era affondato, cosa non da tutti. La sua carriera comincia adesso.
NIBALI: 8
Il voto sarebbe già alto per il 4° posto che chiude una lunga parentesi negativa, è aumentato anche come tributo alla sua carriera in via di conclusione. Ora andrà al Tour e chissà che non ci regali un’altra magia, intesa come tappa.
POZZOVIVO: 7
Ne ha passate tante, il lucano, ma alla fine l’8° posto finale, considerando che quest’inverno era ancora senza squadra, è un grande risultato. All’Intermarché ha trovato l’ambiente giusto per chiudere alla grande.
KAMNA: 8
Il tedesco dopo la Liegi del 2020 sembrava entrato in un tunnel senza fine, invece quest’anno ha ritrovato la via della maturazione. E’ un corridore con i fiocchi, vincente ma anche al servizio del team. Farà molto parlare di sé.
DEMARE: 7,5
Tornare a casa con 3 successi e la classifica a punti va forse oltre gli obiettivi della vigilia. Il francese in Italia non fallisce mai e ha battuto fior di velocisti. Il connubio con Guarneri è ideale, forse solo Jakobsen-Morkov sono superiori. La sfida la vedremo al Tour?
BOUWMAN-ARENSMAN: 8
Accomuniamo i due giovani olandesi che sono stati una vera rivelazione, a testimonianza della crescita del ciclismo arancione anche al maschile. Hanno impressionato alla loro prima grande recita, ora bisogna confermarsi.
COVI-DAINESE-OLDANI: 7
Mettiamo insieme anche i tre giovani azzurri premiati da un successo di tappa e esponenti principe di un movimento che avrebbe anche talenti al suo interno, ma manca delle strutture, intese come una formazione WT con squadre collegate come un vivaio per la maturazione dei migliori giovani.
JUAN PEDRO LOPEZ: 7
Torna a casa con la maglia bianca e diverse giornate in rosa. Un giovane spagnolo che ha dimostrato carattere e personalità e solo il tempo e la relativa maturazione ci dirà se sarà un possibile podio futuro alla Vuelta dove le tappe e le salite sono più adatte alle sue caratteristiche
CICCONE-SOBRERO: 6,5
Mettiamo insieme anche gli altri due azzurri vincitori di tappa, con mezzo voto in meno in quanto Sobrero deve osare di più visto le potenzialità e non attendere solo le crono, mentre Ciccone è un ottimo corridore ma a nostro parere ha dimostrato di non essere un campione, sperando di essere presto smentiti dai fatti.
BOCCIATI
CARAPAZ: 5
L’impressione è che l’ecuadoriano sia stato sempre in affanno, mai capace di un attacco dirompente come in passato, per esempio al Tour 2021 dov’era stato l’unico a provare a reggere Pogacar. Il 2° posto ha il sapore della sconfitta.
LANDA: 5
Discorso pressoché identico per l’iberico della Bahrain Victorious che aveva puntato molto su questo Giro per l’assenza di cronometro. Non è mai riuscito a fare la differenza in salita, pur avendo una grande formazione al suo fianco.
EWAN: 4
Come spesso succede, il suo grande giro è durato molto meno delle tre settimane, ma stavolta è andato via pensando al Tour senza nulla in mano. L’impressione è che l’australiano abbia imboccato la parabola discendente.
GAVIRIA: 5
Il colombiano all’interno del gruppo era visto come il più in forma fra i velocisti, ma una volta per incomprensioni con Richeze, un’altra per essere partito troppo presto, fatto sta che non ha vinto nemmeno una tappa. Delusione.
VAN DER POEL: 5,5
E’ vero, ha vinto una tappa, ha dato spettacolo, ma la sensazione è che il suo immenso talento doveva essere sfruttato meglio. Alla fine ha ottenuto meno di quanto avrebbe potuto e la sconfitta di Jesi con Girmay non l’ha mai metabolizzata nella sua testa.
SIMONE YATES: 5,5
Torna a casa con due tappe vinte ma non si può parlare di Giro sufficiente. Infatti era nettamente il favorito a maggior ragione con la gestione tattica della Ineos. Il problema ginocchio potrebbe essere una giustificazione ma forse anche una scusa.
Budapest-Visegrad: Mathieu Van Der Poel (NED-Alpecin Fenix)
Budapest-Budapest (crono): Simon Yates (GBR-Team BikeExchange)
Kaposvar-Balatonfured: Mark Cavendish (GBR-Quick Step Alpha Vinyl)
Avola-Etna: Lennard Kamna (GER-Bora Hansgrohe)
Catania-Messina: Arnaud Démare (FRA-Groupama FDJ)
Palmi-Scalea: Arnaud Démare (FRA-Groupama FDJ)
Diamante-Potenza: Koen Bouwman (NED-Jumbo Visma)
Napoli-Napoli: Thomas De Gendt (BEL-Lotto Soudal)
Isernia-Blockhaus: Jai Hindley (AUS-Bora Hansgrohe)
Pescara-Jesi: BIniam Girmay (ERI-Intermarché Wanty Gobert)
Santarcangelo di Romagna-Reggio Emilia: Alberto Dainese (ITA-Team Dsm)
Parma-Genova: Stefano Oldani (ITA-Alpecin Fenix)
Sanremo-Cuneo: Arnaud Démare (FRA-Groupama FDJ)
Santena-Torino: Simon Yates (GBR-Team BikeExchange)
Rivarolo Canavese-Cogne: Giulio Ciccone (ITA-Trek Segafredo)
Salò-Aprica: Jan Hirt (CZE-Intermarché Wanty Gobert)
Ponte di Legno-Lavarone: Santiago Buitrago (COL-Bahrain Victorious)
Borgo Valsugana-Treviso: Dries De Bondt (BEL-Alpecin Fenix)
Marano Lagunare-Santuario di Castelmonte: Koen Bouwman (NED-Jumbo Visma)
Belluno-Marmolada: Alessandro Covi (ITA-Uae Team Emirates)
Verona-Verona (crono): Matteo Sobrero (ITA-Team BikeExchange)