338 “scalate” per entrare nella Hall of Fame di Everesting Italy. L’impresa di Marco Lapelosa

Modica (Ragusa) – “Ognuno sta solo sul cuor della terra.

Trafitto da un raggio di sole:

ed è subito sera”.

Ed è subito sera è una delle liriche più significative ed espressive del modicano Salvatore Quasimodo, Premio Nobel per la Letteratura nel 1959. Tre versi liberi in cui si è riconosciuto il 59 enne Marco Lapelosa che venerdì scorso a Modica, è riuscito a completare il suo tentativo di Everesting 8848.

Ognuno sta solo sul cuor della terra, poiché Quasimodo è convinto che ogni uomo è tragicamente solo, anche se egli crede di essere al centro del mondo. Un sentimento provato da tutti noi nei due lunghi mesi di lockdown, che ha spinto Lapelosa, modenese di nascita e modicano d’adozione, prima ad organizzare una sei ore condivisa attraverso i social con appassionati di diverse regioni italiane. Poi a tentare l’Everesting.

Trafitto da un raggio di sole. La vita, secondo il poeta, dona all’uomo un filo di calore e di speranza, di felicità, proprio come un raggio di sole, ma nello stesso tempo lo ferisce come una spada, lo trafigge, facendolo soffrire. Per Lapelosa la felicità, in ambito sportivo e soprattutto in questo momento, è la speranza di riuscire a concludere l’Everesting, che aveva tentato in altre due occasioni, senza riuscire a raggiungere l’obiettivo. La sofferenza è la fatica di dover ripetere per 338 volte una salita di 415 metri di lunghezza e venticinque metri di dislivello. Un tracciato che lui stesso ha reso praticabile a Cava Nacalino in un canyon naturale nella campagna tra Modica e Scicli.

ed è subito sera. Per il poeta l’esistenza umana si esaurisce in un attimo, per il biker modenese l’avvicinarsi della sera, il suo tentativo è iniziato sabato alle ore 14, è la consapevolezza di dover coprire ben 273 chilometri per raggiungere gli 8848 metri di dislivello, obiettivo dell’Everesting.

Un’impresa inusuale, in quanto realizzata lungo una salita molto breve (415 metri) e ricavata su un terreno di proprietà del protagonista. Normalmente si scelgono salite più lunghe per evitare di ripeterle tantissime volte e dare comunque una certa continuità allo sforzo compiuto.

  • Marco Lapelosa, come nasce l’idea di tentare questo Everesting?

“Io mi occupo della progettazione e sviluppo di prodotti tecnologici e lavoro a Modena. La mia famiglia vive a Modica e sono spesso in viaggio. Ho trascorso la Fase 1 della pandemia nella città barocca della Val di Noto – sottolinea Lapelosa – e come tutti gli appassionati di ciclismo ho sofferto il blocco dell’attività motoria e sportiva. Parlando spesso con colleghi e amici che abitano in diverse regioni d’Italia, abbiamo deciso di dar vita ad una Sei Ore MTB, in autonomia e a distanza. Ognuno si è realizzato il tracciato di gara nel proprio giardino o terreno e collegati attraverso i social network abbiamo partecipato a questa straordinaria esperienza. Da qui è nata poi l’idea di tentare l’Everesting in un breve segmento di salita che ho ricavato nel terreno di proprietà. Ho lavorato una giornata intera con pala e decespugliatore per tracciare il percorso da affrontare in MTB. E sabato scorso alle 14 mi sono lanciato”.

  • Quali sono state le difficoltà incontrate durante il tentativo?

“Il forte vento che si è alzato improvvisamente e mi ha accompagnato per tutta la durata del tentativo. A sostenermi, c’era mia figlia Viola (undici anni) che ha dormito in tenda per assistere all’impresa. La stanchezza e il sonno si sono fatti sentire, ma ho comunque ridotto al minimo le pause. Durante l’Everesting ho pagato anche gli sforzi compiuti nei giorni precedenti per tracciare il percorso. Ho chiuso in 38 ore 57 minuti”.

  • Come si è preparato a questo tentativo?

“Come ho già evidenziato in precedenza – continua Lapelosa – l’iniziativa non era programmata e ho sfruttato la preparazione invernale sostenuta per partecipare all’Italy Divide, durante il quale avrei dovuto percorrere 1250 chilometri e affrontare 26000 metri di dislivello in autonomia. Sono un appassionato di trail”.

  • Come nasce la sua passione per la bici e le lunghe sfide?

“Ho sempre pedalato in MTB (tesserato per la società Carlo Papa), quattro anni fa ho iniziato con una certa continuità a pedalare ed ho partecipato all’Appennino Ultra Trail 135 chilometri e 5600 metri di dislivello. Quell’esperienza mi ha conquistato e ho poi deciso di continuare a sfidare me stesso partecipando al Trail dei Laghi Laziali (205 chilometri e 4700 metri di dislivello), tre edizioni del Volterra Trail (190 chilometri e 4800 metri), 20K (1005 chilometri e 25000 metri di dislivello), Elba Trail ed altri eventi. In bici da strada ho percorso ben 1700 chilometri da Predoi (Bolzano) il paese più settentrionale della penisola sino a Modica. L’obiettivo era raggiungere Capo Passero, l’estrema punta sud-orientale dell’isola di Sicilia. Mi sono fermato a trenta chilometri dall’obiettivo, ma è stato un viaggio emozionante”.

Finita la notte e la luna si scioglie lenta nel sereno, tramonta nei canali“. Sono le cinque di lunedì mattina, la notte si dissolve come narrata da Quasimodo nella poesia Ora che sale il giorno e Marco Lapelosa può finalmente festeggiare l’impresa insieme alla figlia Viola, alla moglie Valeria e a quanti lo hanno sostenuto durante il tentativo.